Il mio primo esame orale
martedì, gennaio 27, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Ipotizzo due motivi per i quali il professore non mi ha scambiato per un cadavere: uno, che forse non sono il primo ragazzo che si presenta all'orale colorato di un bianco cencio, e due, che il battito frenetico delle ciglia causato dalle lenti a contatto secche mi davano il movimento sufficiente per non farmi scambiare per un morto. Per il resto, ero proprio tale e quale a un cadavere. Mancava giusto il rigor mortis, ecco.

Vabbè. Quando il terzo ragazzo si alza, io faccio appena in tempo a capire che tocca a me che il professore chiama il mio nome. Non ho tempo di sprofondare, perché mi devo alzare. Non ho tempo di spiegare che io in realtà non volevo iscrivermi all'università, che forse è meglio se ritorno la prossima volta, che io avrei tanto voluto fare il fruttivendolo.

Insomma vado lì, il professore mi guarda con fare orgoglioso.
"Sai, anche un grande giocatore dell'Inter si chiamava Alessandro Bianchi."
Sta per l'Inter. Finalmente la passione (ossessione psicopatica, per dirla in termini clinicamente corretti) di mio padre torna utile a qualcosa.
"Sì, ha giocato anche nel Cesena" faccio io soddisfatto. Tra papà, Luca e Federico Bertini conosco a memoria la biografia di 'sto Alessandro Bianchi. Lo sapevo che un giorno sarebbe stata significativa per la mia crescita.

Poi comincia l'orale. Mi impappino più o meno quaranta volte nella prima domanda. La seconda la dico perfetta: era il mio cavallo di battaglia. Ovviamente, la grammatica. Vado sempre forte nelle grammatiche, che siano linguistiche o informatiche. Terza domanda: faccio pena. Che poi sono un deficiente. Mi fa "Ma cosa hai sbagliato nel primo compitino?" e io, ingenuo e innocente come un candido bambino di cinque anni: "Credo di aver sbagliato a tipare una funzione..." e lui, malefico: "Ecco, volevo giusto chiederti i tipi...". Faccina sarcastica.

Mi scrive il voto su un foglio, e per un secondo penso che si sia sbagliato. Per forza. Dico che va benissimo prima che abbia il tempo di accorgersene, e mi chiappo il mio numeretto. Mentre mi guarda il libretto per segnare tutti i codici, mormora "Sei di Lucca..." e io prontissimo e preparatissimo: "Alessandro Bianchi ha giocato anche nella Lucchese." "Davvero?" "Sì." "Era un giocatore bravissimo..."
Tiè, questa non la sapeva. E ringraziando mentalmente i miei genitori per avermi dato il nome che porto, mi allontano dall'aula, decisamente più colorito.
Foglio bianco
giovedì, gennaio 22, 2009 | Author: Ale [Tredici]
No, non è una metafora. Mi rifiuto di scrivere elementi di retorica così banali come La mia mente è un foglio bianco. Non perché non sia vero, piuttosto perché io preferisco cose tipo La mia mente è piena quanto il flacone di ansiolitici di un debole di cuore, o anche La mia mente è ricca come il lessico di un calciatore (apriamo una parentesi: avete notato che la stupidità dei giocatori di pallone è direttamente proporzionale al livello della squadra? Nel senso che una squadra di Serie A ha anche idioti di Serie A. Oddio finiamo 'sta parentesi perché è lunghissima).

Ad ogni modo, foglio bianco significa che ho un foglio bianco davanti, e dovrei riempirlo con qualcosa. Preferibilmente parole, e non scarabocchi di cubi e stelline - io scarabocchio sempre cubi e stelline, e il mio nome. La cosa mi turba. Una delle qualità di cui vado più orgoglioso è proprio la capacità inarrestabile di scrivere cretinate (vedi questo blog). E invece adesso non mi viene in mente niente. Ho la mente vuota come il mio frigorifero. E questa è una doppia fregatura, perché non possono nemmeno affogare le mie ansie strafogandomi di cibo.

Tragicamente me
giovedì, gennaio 15, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Dunque, mi chiamo Alessandro. Il cognome non ve lo do perché altrimenti tentate di aggiungermi a Facebook (e io sto cercando di smettere), ma vi do qualche altra informazione tecnica, se volete.

Ho 19 anni, ma arrotondiamo a 20: ci siamo vicini ormai, e poi fa cifra tonda. Frequento il primo anno di informatica all'Università, nonostante non sia ancora in grado di fare niente di quello che un informatico farebbe: non capisco niente di accatiemmeelle (che è? è commestibile?) e se mi dite che avete un virus io vi passo un pacchetto di fazzoletti.
Non ho un cane e nemmeno un gatto, ma in compenso ho una sorella, che più o meno è la stessa cosa se si esclude il fatto che lei parla e deve essere portata in giro quando ha bisogno. Sono magro spietato, come dice mia nonna. Talmente magro che per me è stato coniato il termine "alessico", però secondo me esagerano. Sono dipendente da cioccolata, succhi alla pera, pasta e telefilm, soprattutto quelli stupidi americani con le risatine sotto, tipo Friends e Will&Grace.
Sono un gran sognatore, ma dopo 19 anni di vita non sono più così sicuro che sia una cosa positiva: sognare apre la mente, ma al contempo la fa volare via, lontana, e quando ritorna a basse quote può non essere in grado di affrontare la differenza di pressione (scusate il gergo metereologico, quando parto con le metafore scazzo un po').
La precisione quasi maniacale che ho nell'organizzazione delle cose materiali non si rispecchia affatto nel modo di ragionare, che invece potrebbe essere paragonato al moto di una trottola. Ho un'ossessione patologica per le parentesi: ne metto tante (troppe (ecco, vedete?, addirittura una parentesi nella parentesi!)) perché i commenti al loro interno sono brevi ma intensi.


Difetti: ne sono un concentrato vivente. Mettetemi in una provetta, aggiungete due gocce di fenolftaleina, e otterrete una soluzione eterogenea di difetti, ossa, naso e (pochissima) ciccia. Vediamo, sono: lunatico, irrazionale, un "pochino" permaloso, problematico, tendenzialmente egocentrico, imbranato, codardo, oralmente incapace, intuitivamente antipatico e, soprattutto, mentalmente complicato.

Mi piace crogiolarmi nel letto, dormire e sognare. Mi piacciono i vestiti larghi e gli avverbi. Mi piacciono i pesci rossi, i cani (se non sono eccessivamente esuberanti e se non sono Cujo di Stephen King) e anche i gatti teneroni. Mi piace leggere, ma mi piace soprattutto scrivere. Mi piace la pasta alla carbonara/al salmone e panna/all'amatriciana/al pomodoro/al pesto/in bianco/al prosciutto cotto/eccetera eccetera. Mi piace mangiare il cioccolato, la carne, le mele cotte, le torte, le patate, le lasagne, la pizza (ai wurstel), i mandarini, il prosciutto, le carote (tanto per metterci qualcosa di vegetale...). Mi piace il mare, la sabbia e il sole. Mi piace viaggiare e osservare le piazze di giorno, e scarabocchiare. Mi piace il cielo di notte, e quando non piove.
Mi piacciono i gialli, le fiabe, i thriller, i romanzi. Mi piace ascoltare la musica, e il genere varia a seconda di come sto. Mi piace uscire con gli amici, scherzare con gli amici, parlare con gli amici. Mi piace non pensare. Mi piacciono i cartoni animati, i film coi supereroi, i thriller, i musical, le commedie (non demenziali), i film in cui c'è poco su cui riflettere ma tanto da divertirsi.
Mi piace la Disney in generale, e basterebbe mettere in naso in camera mia per accorgersene. Mi piacciono Topolino, Paperino, Zio Paperone, Pluto, Cip e Ciop, Paperinik e soprattutto Pippo, che è uno stile di vita ed un esempio da imitare. Mi piacciono i telefilm brillanti e non scontati.
Mi piacciono i jeans. Mi piace la punteggiatura corretta, i pennarelli grossi, i fogli a quadretti di mezzo centimetro, le trame semplici, internet, le Charlie's Angels, le lingue straniere, i miei cuginetti, la formattazione. E probabilmente mi piacciono un sacco di altre cose che adesso non mi vengono in mente.


Non mi piace essere costretto. Non mi piace credere nel destino, pensare troppo, vivere coi piedi per terra (non mi riesce nemmeno, se è per quello). Non mi piacciono gli asparagi e non mi piace andare a tagliarmi i capelli. Non mi piacciono le americanate demenziali, le canzoni che fanno unz unz, le maglie con i pippolini che si attaccano alla camicia.
Non mi piace chi razionalizza sempre e comunque, chi non saluta, chi pensa per schemi. Non mi piace l'ipocrisia e la maleducazione fine a sé stessa. Non mi piace generalizzare e qualunquizzare (passatemi il termine), per il semplice motivo che è possibile evitare di farlo: basta specificare chi o cosa, ed è la cosa più facile del mondo.
Non mi piace Gigi D'Alessio, Paola Perego, il professor Meluzzi (che sarebbe quel deficiente che parla sempre all'Italia sul Due, facendosi passare per psicologo). Non mi piace per niente chi si lamenta ogni secondo, chi giudica dalle apparenze e chi critica senza competenza. Non mi piace l'italiano medio, la politica italiana, la corruzione italiana, la facilità italiana.
Non mi piace quando dico "Nel senso, voglio dire, cioè, ecco, sì sì no, no no sì, ..." ma oramai sono intercalari radicati nei meandri della mia gola, ed escono quando vogliono. Non mi piacciono quelli tutti uguali, omologati a variabili standard. E probabilmente non mi piacciono nemmeno un sacco di altre cose che adesso non mi vengono in mente.


Ale

P.S. Il motivo per cui ho scritto questo post patetico è che voglio un intervento per dare un senso alla barra dei menù lassù in cima. Perciò, mi prendo la libertà di aggiornare questo scritto modificandolo a mia discrezione.
Capacità di sintesi
martedì, gennaio 13, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Testo della mail inviata:

Buongiorno professore,
sono uno studente che frequenta il suo corso di Logica per la
Programmazione e che dovrà svolgere l'esame scritto il prossimo 13
Gennaio. A questo proposito vorrei chiederle se le modalità di
svolgimento saranno quelle del compitino (un'ora di tempo, possibilità
di consultare gli appunti) e se è possibile il tipo di esercizi che ci
saranno (in particolare mi interesserebbe sapere se ci potrebbero
essere verifiche di correttezza di triple di Hoare con comandi
iterativi, che nel compitino non c'erano).
La ringrazio anticipatamente, e mi scuso per il disturbo.


Risposta:

1 ora, possibilità di consultare le dispense, tipologia degli esercizi allineata con i due compitini.
Nuovo template!
sabato, gennaio 10, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Vi piace questo jeans style?
Mi ci devo ancora abituare, ma a primo impatto mi sembra migliore del precedente template.
L'unica cosa è che ho dovuto riscrivere la lista dei blog. Quelli che mi ricordavo li ho reinseriti, ma se ne ho dimenticato qualcuno avvertitemi che ce lo rimetto!

Edit: Valeh, guarda un po'! Sono riuscito ad ingrandire il carattere!
, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.
venerdì, gennaio 09, 2009 | Author: Ale [Tredici]
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come gli tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.


[ Paolo Giordano - La solitudine dei numeri primi ]
Sforbiciatina
martedì, gennaio 06, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Ebbene: sono un imbecille.
Vi immagino già con volto serafico a pensare "Eh, sai che novità..." e questo non solo mi diverte, ma mi spinge anche a raccontarvi quel che ho fatto.
Dunque. Come vedete dalla foto nel mio profilo io sono bellissimo. Affascinante, splendido, meraviglioso! In realtà qualcuno fa fatica a scorgere tale beltà, ma aiutato da due o tre - mila - bicchierini, arriva a riconoscerla oggettivamente.

Ma non è questo il punto. Se avete visto bene la foto (o se avete mai avuto la fortuna di incontrarmi di persona) avrete anche notato che porto i capelli lunghi. Lunghi è una parolona, diciamo "lunghini".
Ecco. Dovevo andarmeli ad aggiustare (termine tecnico che usa sempre mia madre), per dare una scorciatina (altro esempio di terminologia materna) alla fratina davanti (ancora), che in effetti era molto lunga. Io cerco sempre di rimandare la visita semestrale da Ciao (che, per chi non lo sapesse, è il modo in cui chiamo il mio barbiere), ma siamo a gennaio e penso di non poter più rimandare. Vabbè, comunque, sabato ho avuto la geniale idea di darci una sforbiciata da solo. "Sono proprio un genio del crimine", pensavo mentre impugnavo le forbicine metalliche e tentavo di tagliare l'aria, solo per il gusto di sentire quel rumorino saporito di due lame che si sfregano l'una contro l'altra.

Fatta la doccia, prendo queste forbici e do due sforbiciate. Zzzacc. La prima. Beh, sì, può andare. Zzzacc. La seconda. Orrore puro. Troppo, troppo corti! Oh, cosa ho fatto! Me tapino, mondo crudele, governo ladro (quello sempre!). Scuoto la testa, affranto e contrito, e me la asciugo.
Mi preparo ad affrontare il giudizio dei miei, che mi aspettano a cena fuori.
Raggiungo la casa, busso e mi fanno entrare. Vi elenco le varie reazioni, che meritano di essere riportate.

Massimo: "Ma fatti la barba!"

Antonella: "Sembri un paggetto!"

Benedetta: "Ale sei bruttissimo"

Beatrice: "Nooo, ma guarda se li sistemi così e cosà..." (prende a smanaccare nella mia testa, alla fine sospira) "No, niente da fare."

Andrea: "Ale ma che ti frega, nel senso..." (anche Andrea, come me, dice spesso "Nel senso")

Chiara: (guardando Andrea e scuotendo la testa) "Già, che ti frega? Tanto peggio di Andrea non li puoi avere..."

Mums e papà non erano ancora arrivati, ma anche quando mi hanno visto non si sono espressi molto. Anzi, inizialmente pensavo che quasi li piacessero. Mi doveva subito venire in mente, che era una cosa impensabile! Infatti, nei giorni successivi hanno avuto modo di esprimere il loro disappunto. Mi sa tanto che Ciao avrà una visita prossimamente...
Lettera di Valerie
venerdì, gennaio 02, 2009 | Author: Ale [Tredici]



So che non posso in nessun modo convincerti che questo non è uno dei loro trucchi, ma non mi interessa. Io sono io.
Mi chiamo Valerie. Non credo che vivrò ancora a lungo e volevo raccontare a qualcuno la mia vita. Questa è l'unica autobiografia che scriverò e … Dio… mi tocca scriverla sulla carta igienica.
Sono nata a Nottingham nel 1985. Non ricordo molto dei miei primi anni, ma ricordo la pioggia.
Mia nonna aveva una fattoria a Totalbrook e mi diceva sempre che "Dio è nella pioggia".
Superai l'esame di terza media ed entrai al liceo femminile. Fu a scuola che incontrai la mia prima ragazza: si chiamava Sara. Furono i suoi polsi… erano bellissimi. Pensavo che ci saremmo amate per sempre. Ricordo che il nostro insegnante ci disse che era una fase adolescenziale, che sarebbe passata crescendo. Per Sara fu così, per me no.
Nel 2002 mi innamorai di Christina. Quell'anno confessai la verità ai miei genitori. Non avrei potuto farlo senza Chris che mi teneva la mano. Mio padre ascoltava ma non mi guardava. Mi disse di andarmene e di non tornare mai più. Mia madre non disse niente, ma io avevo detto solo la verità, ero stata così egoista? Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l'unica cosa che abbiamo, è il nostro ultimo piccolo spazio… All'interno di quel centimetro siamo liberi.
Avevo sempre saputo cosa fare nella vita, e nel 2015 recitai nel mio primo film: "Le pianure di sale". Fu il ruolo più importante della mia vita, non per la mia carriera ma perché fu lì che incontrai Ruth. La prima volta che ci baciammo, capii che non avrei mai più voluto baciare altre labbra al di fuori delle sue.
Andammo a vivere insieme in un appartamentino a Londra. Lei coltivava le Scarlett Carson per me nel vaso sulla finestra e la nostra casa profumava sempre di rose. Furono gli anni più belli della mia vita.
Ma la guerra in America divorò quasi tutto e alla fine arrivò a Londra.
A quel punto non ci furono più rose… per nessuno.
Ricordo come cominciò a cambiare il significato delle parole. Parole poco comuni come "fiancheggiatore" e "risanamento" divennero spaventose, mentre cose come "Fuoco Norreno" e "Gli articoli della fedeltà" divennero potenti. Ricordo come "diverso" diventò "pericoloso". Ancora non capisco perché ci odiano così tanto.
Presero Ruth mentre faceva la spesa. Non ho mai pianto tanto in vita mia. Non passò molto tempo prima che venissero a prendere anche me.
Sembra strano che la mia vita debba finire in un posto così orribile, ma per tre anni ho avuto le rose e non ho chiesto scusa a nessuno.
Morirò qui… tutto di me finirà… tutto… tranne quell'ultimo centimetro… un centimetro… è piccolo, ed è fragile, ma è l'unica cosa al mondo che valga la pena di avere.
Non dobbiamo mai perderlo, o svenderlo, non dobbiamo permettere che ce lo rubino… Spero che chiunque tu sia, almeno tu, possa fuggire da questo posto; spero che il mondo cambi e le cose vadano meglio ma quello che spero più di ogni altra cosa è che tu capisca cosa intendo quando dico che anche se non ti conosco, anche se non ti conoscerò mai, anche se non riderò, e non piangerò con te, e non ti bacerò, mai… io ti amo, dal più profondo del cuore… Io ti amo.


Valerie
[ dal film: V per Vendetta ]