Nuoto nel no sense. Che sarebbe la mia dimensione. La mia realtà non risponde alla precisione alla logica ai limiti io sono un pazzo vivo su una mela, anzi vivosunamela. Ora, mettiamo che sia vera la tua bocca (e si dà il caso che stia concependo una possibilità davvero molto remota, quelle labbra non. possono. essere. reali). Mettiamo che sia vera, però. Ebbene mi chiedo se tu non abbia pensato di usarla poiché io sinceramente non vorrei che andasse sprecata, don't you? E svio l'attenzione dalla sostanza sporcando le parole con inutile formalismo; e il perché non lo so: in fondo questo cervello è il mio; e intanto, mi auguro una dolce notte.

Sono le dieci e venti e non ho tempo di fare nulla se voglio andare a dormire ad un'ora decente. E sarebbe il caso di farlo. Ieri sera, dopo secoli e secoli, mi sono infilato nel letto prima di mezzanotte (okay, diciannove minuti prima della mezzanotte, ma comunque prima!) ed in effetti stamattina ho notato che ero più sveglio. Strano (ironia mode ON). Comunque, tutto questo papiello iniziale serve per dire che non ho abbastanza tempo per fare niente di interessante, come guardare un film, o finire di mettere a posto l'armadio, o studiare. Ah, no, avrei tempo per studiare, ma è la voglia che scarseggia. Beh, ad ogni modo, il tempo che mi rimane è sufficiente per scrivere qualche cazzatina qui. E ne approfitto per chiedere aiuto.
L'armadio. Ecco, vi spiego: l'armadio di camera mia aveva sei ante bianche. Orribile. Sembrava di stare in una stanza di ospedale, tutto bianco. Ecco perché tempo fa ho deciso di ricoprire un'anta con vignette di fumetti disney. E senza presunzione posso affermare di aver compiuto un lavoro fantastico, anche grazie a mia sorella e ai miei cuginetti che mi hanno aiutato e tenuto compagnia.
Una settimana fa, PURTROPPO, mi è venuta in mente una nuova idea. Ricoprire un'anta di citazioni di film, libri, canzoni, autori, testi, dialoghi... Ho dunque iniziato a cercare queste citazioni. Le ho stampate e ho iniziato ad attaccare. Il problemuccio è che ho finito il materiale quando avevo appena superato metà anta. Ho tutta una metà da completare!
E qui entrate in gioco voi, miei pochi ma buoni lettori.
Sicuramente ci sarà qualche film che ho dimenticato, qualche canzone che ho scordato, qualche autore che non ho considerato, qualche libro che non ho... E che palle, avete capito!
Vi chiedo di darmi tutto quello che vi viene in mente, e possibilmente scrivete anche la fonte. Voglio inserire solo frasi che mi colpiscono o che rappresentano qualcosa per me, altrimenti non ha senso. Ma al contempo devo finirlo, perché così incompiuto è un troiaio.
Help me!
Grazie :)
L'armadio. Ecco, vi spiego: l'armadio di camera mia aveva sei ante bianche. Orribile. Sembrava di stare in una stanza di ospedale, tutto bianco. Ecco perché tempo fa ho deciso di ricoprire un'anta con vignette di fumetti disney. E senza presunzione posso affermare di aver compiuto un lavoro fantastico, anche grazie a mia sorella e ai miei cuginetti che mi hanno aiutato e tenuto compagnia.
Una settimana fa, PURTROPPO, mi è venuta in mente una nuova idea. Ricoprire un'anta di citazioni di film, libri, canzoni, autori, testi, dialoghi... Ho dunque iniziato a cercare queste citazioni. Le ho stampate e ho iniziato ad attaccare. Il problemuccio è che ho finito il materiale quando avevo appena superato metà anta. Ho tutta una metà da completare!
E qui entrate in gioco voi, miei pochi ma buoni lettori.
Sicuramente ci sarà qualche film che ho dimenticato, qualche canzone che ho scordato, qualche autore che non ho considerato, qualche libro che non ho... E che palle, avete capito!
Vi chiedo di darmi tutto quello che vi viene in mente, e possibilmente scrivete anche la fonte. Voglio inserire solo frasi che mi colpiscono o che rappresentano qualcosa per me, altrimenti non ha senso. Ma al contempo devo finirlo, perché così incompiuto è un troiaio.
Help me!
Grazie :)
Il giovane sedeva solo, con accanto l'ombra della sua sconfitta, vicino a una comitiva di donne e bambini in gita [...] Pensava: i poeti vivono e camminano insieme alla loro poesia. L'uomo a cui è dato avere visioni non ha bisogno di altra compagnia.
[ Dylan Thomas,
Ritratto dell'autore da cucciolo ]
Ritratto dell'autore da cucciolo ]
Circa 200 anni fa Benjamin Franklin spiegò al mondo il segreto del suo successo: non fare mai domani quello che puoi fare oggi. È l'uomo che ha scoperto l'elettricità, molti di noi dovrebbero ascoltare quello che ha detto.
Non so perché noi procrastiniamo le cose, ma se dovessi indovinarlo direi che ha molto a che fare con la paura. Paura del fallimento, paura del dolore, paura del rifiuto. Talvolta la paura è solo quella di prendere una decisione perché ...se ti fossi sbagliato? Se stessi facendo uno sbaglio irrimediabile? Di qualunque cosa si abbia paura, di sicuro c'è una verità: nel momento in cui il dolore di non fare una cosa diventa più forte della paura di farla, ci si sente come se si avesse un tumore gigantesco.
L'uccellino mattiniero acchiappa il verme. Chi ha tempo non aspetti tempo. Colui che esita è perduto. Non possiamo far finta che non ci sia stato detto: abbiamo sentito i proverbi, abbiamo sentito i filosofi, abbiamo sentito i nostri nonni che ci ammonivano sullo spreco del tempo, abbiamo sentito i poeti maledetti che ci spingevano a prendere al volo il momento. Però qualche volta dobbiamo cavarcela da soli. Dobbiamo compiere i nostri errori. Dobbiamo imparare sulla nostra pelle. Dobbiamo spazzare le possibilità dell'oggi sotto il tappeto del domani, fino a che non potremo più farlo, fino a che non comprenderemo da soli quello che voleva dire Benjamin Franklin: che cercare risposte è meglio che farsi domande, che stare svegli è meglio che dormire.
E anche il più terribile fallimento,
anche il peggiore,
il più irrimediabile degli errori,
è di gran lunga preferibile al non averci provato.
Non so perché noi procrastiniamo le cose, ma se dovessi indovinarlo direi che ha molto a che fare con la paura. Paura del fallimento, paura del dolore, paura del rifiuto. Talvolta la paura è solo quella di prendere una decisione perché ...se ti fossi sbagliato? Se stessi facendo uno sbaglio irrimediabile? Di qualunque cosa si abbia paura, di sicuro c'è una verità: nel momento in cui il dolore di non fare una cosa diventa più forte della paura di farla, ci si sente come se si avesse un tumore gigantesco.
L'uccellino mattiniero acchiappa il verme. Chi ha tempo non aspetti tempo. Colui che esita è perduto. Non possiamo far finta che non ci sia stato detto: abbiamo sentito i proverbi, abbiamo sentito i filosofi, abbiamo sentito i nostri nonni che ci ammonivano sullo spreco del tempo, abbiamo sentito i poeti maledetti che ci spingevano a prendere al volo il momento. Però qualche volta dobbiamo cavarcela da soli. Dobbiamo compiere i nostri errori. Dobbiamo imparare sulla nostra pelle. Dobbiamo spazzare le possibilità dell'oggi sotto il tappeto del domani, fino a che non potremo più farlo, fino a che non comprenderemo da soli quello che voleva dire Benjamin Franklin: che cercare risposte è meglio che farsi domande, che stare svegli è meglio che dormire.
E anche il più terribile fallimento,
anche il peggiore,
il più irrimediabile degli errori,
è di gran lunga preferibile al non averci provato.
[ Grey's Anatomy ]
Perché quest'uomo non vuole cadere,
nonostante sappia
perfettamente
che il cielo che lo aspetta non sia
poi
così male?
Non riesco a trovare una ragione per la quale vorrei fare il chirurgo. Riesco a trovarne migliaia per cui dovrei smettere. Rendono apposta le cose difficili. Abbiamo delle vite nelle nostre mani. Arriva un momento in cui diventa più che un semplice gioco. E puoi fare quel passo in avanti, oppure voltarti e andare via. Potrei mollare, ma c'è un problema: mi piace troppo l'arena.
[ Meredith Grey - Grey's Anatomy ]
[ Meredith Grey - Grey's Anatomy ]
Oh, sì. Temo proprio che tu abbia letto bene. E mi sa proprio che quella Mart. Giulia del titolo sia tu. Ecco. Già ti immagino. A questo punto dovresti essere di un colorito avorio tendente al cenceo, causato dall'asia oddio-ora-cosa-scriverà-è-pazzo. Ora invece stai ripassando mentalmente la mappa di casa tua per individuare la posizione del coltello più vicino, quindi il tuo volto ha assunto una tonalità verde violastra. Adesso invece... No, non ancora. Giuli, no, non hai coltelli nello studio, rinuncia! Ecco! Adesso - a regola - starai respirando lentamente e ti starai dicendo che bisogna perlomeno arrivare in fondo al post prima di scegliere la maniera più crudele per uccidermi.
E, in effetti, questo è proprio quello che spero. Non il progettare la mia morte, ovvio. Intendo il proposito di arrivare in fondo alla lettera. Quindi direi che questo è il momento buono per cominciare a scrivere qualcosa di sensato, perché se continuo a tergiversare tu torni alla tua ricerca della lama più affilata.
Dunque. Sai bene quanto io sia ansioso prima delle prove importanti. Era così al Liceo e non sono cambiato poi molto all'Università. Per la Maturità quasi svenivo, dovresti ricordare. Di solito, però, quando sono gli altri a dover sostenere una prova, riesco a mantenere una certa lucidità. Ecco. Stavolta no! Sono stato in "ansia che non hai idea" quando tu eri a Pisa o a Milano o chissà dove per svolgere quel caspita di test di ammissione. Per questo quando mi hai detto che eri entrata ho esultato come se fossi entrato io. Che poi per carità: che tu sia una ragazza intelligente, e brava, e che tu avessi studiato un mucchio quest'estate era sottinteso. Non è mancanza di fiducia, ma quest'anno ero piuttosto negativo riguardo al tuo ingresso. Forse perché mi ricordavo della tua delusione dell'anno scorso, o forse perché mi preparavo psicologicamente all'idea che mi potessero chiudere la porta in faccia. Ops, pardon, che TI potessero chiudere la porta in faccia. E invece no, eccoti qua, a scintillare tra Alessio Luchetta e Roberta Iozzo.
La mia amica ha superato questo test di ammissione, in barba a tutto e a tutti, in barba alla Gelmini che aumenta il numero di domande di cultura generale, come se la prova non fosse già basata per selezionare i superdotati del fattore C; in barba alle delusioni e alla gente insignificante; in barba alle vacanze e al sole e alla montagna; in barba a me, perché ovviamente quando non voglio sono bravissimo a combinare qualche casino, come infavolarmi per esempio; in barba a Ivana Raffa e al suo stupido oroscopo cattivo con i nati sotto il segno della Bilancia.
Forse è un po' presto per parlare di specializzazione, ma invece vorrei cominciare ad analizzare le branche della medicina a cui potresti essere più portata. Vediamo...
Chirurgia. Oh, beh. Un'inclinazione non indifferente, direi. Quando sono disperato, il mio cuore lo aggiusti benissimo. E questi sono gli interventi più difficili da fare; gli altri... bazzecole.
Psichiatria. In questo mondo? Una psichiatra perfetta. Come dice tuo babbo, c'è una tale concentrazione di soggetti clinicamente interessanti non indifferenti!, specie in una facoltà di nostra conoscenza. E poi quando sarò completamente pazzo (quando, insomma, vivrò su una mela) un'amica psichiatra può sempre far comodo.
Pediatria. Ohhh. Perché siamo tutti in fondo un po' bambini.
Medicina legale. Molto molto molto affascinante. Serve sempre un medico legale sulla scena del crimine. A Distretto di Polizia, per esempio, o a CSI. Peccato che non mi potrai essere d'aiuto. Come sai, io non morirò. (Nota dell'Autore: qui me la sono un po' gufata, ma come frase è molto teatrale!)
Ho scritto anche troppo. Ehi, non tirare un sospiro di sollievo solo perché hai capito che sto concludendo! Scusami, ma dovevo scriverti questa cosa. Figuriamoci se un evento così importante non merita una nota nel blog dei ricordi. Anche Morgan se ti conoscesse ti farebbe un sorriso (e allora tu cadresti svenuta perchè Morgan ti ha sorriso!). Tivvubbì.
Ale
P.S. So perfettamente che nonostante tu sia arrivata fino in fondo alla lettera, il desiderio di ammazzarmi non sia scemato minimamente. Però mi sovviene che mi devi una coca cola (le labbra di Dorian Gray, ricordi?). Beh, te la abbuono. E siamo pari così, no?
Un anno fa pensavo che niente e nessuno potesse battere la comicità di Friends. Era in assoluto il più bel telefilm di tutti i tempi, quello di cui credevo che non mi sarei mai stancato. E su dieci stagioni ne ho viste la bellezza di 7. Nelle prime due stagioni non smettevo di ridere dall'inizio alla fine della puntata. E i personaggi, le trame, gli intrecci, sono davvero ben sviluppati.
Poi, una notte d'estate, per caso, ho acceso Sky e davano una puntata di Will & Grace. "Proviamo!" ho detto. Solitamente mi piacciono i telefilm con le risatine di sottofondo, e non avevo niente da fare. Quindi perché no? Una puntata fantastica. Ho subito capito che Karen sarebbe stato il mio personaggio preferito. Non avevo ancora capito che tutto il telefilm avrebbe pian piano scalato la classifica dei miei serial preferiti. Col passare del tempo avrebbe debellato il Dr House, sorpassato Heroes e addirittura detronato Friends. Ohhh myyy Goood (come direbbe la ricorrente ragazza di Chandler).
E così, due giorni fa, col classico sacchetto di biscotti e un'inusuale Fanta che sostituiva momentaneamente il succo alla pera (ecco come mai poi mi gonfia la pancetta! colpa dei telefilm...) ho visto l'ultimo episodio dell'ultima serie di Will & Grace. Otto stagioni, più o meno centosettanta episodi. Mi hanno fatto ridere, commuovere, ingrassare, ma soprattutto mi hanno insegnato tante tante tante cose, alcune di queste fondamentali. Per questo lo consiglio a tutti!
E adesso... il toto-telefilm. In cosa consiste?
Beh. Adesso sono sprovvisto di un telefilm da guardare. Quindi, poiché ne esistono tantissimi in circolazione, la scelta è difficile. Mi consigliate?
Vi do alcune dritte.
1) Preferirei non teen drama, grazie. Roba tipo Beverly Hills, Dawson Creek, OC, Gossip Girl, Summerland, One Tree Hill... No, no. Non finiscono mai e nessuno si mette mai con quello che vorresti tu. E poi sono totalmente inverosimili! Nessuna ragazza va a scuola con gli stivali e non esiste che tutti i ragazzi della città siano dei fenomeni a surfare. Quando avevo sei anni guardavo Beverly Hills con mio papà - era un appuntamento fisso - e probabilmente ne sono rimasto scioccato.
2) Non Lost. Sì, lo so, è bello, etc etc. Ma ci ho provato. E arrivato alla tredicesima puntata, ho detto basta. Il meccanismo di Lost è semplice: ad ogni puntata creare un mistero nuovo e non risolvere quello precedente. Certo, può essere accattivante all'inizio, ma dopo tredici puntate comincia a stuccare. E quando oltre ai segnali radio, oltre al mostro, oltre ai furti, oltre ai cinesi, oltre alle premonizioni, oltre all'assassino, oltre agli abitanti, oltre a tutto questo si è aggiunta UNA BOTOLA... no, basta, basta, grazie.
3) Ho visto il Smallville fino alla quinta stagione (sapete, la stagione dove la kriptonite la trovavi anche nelle barrette di cioccolata) e il Dr House fino alla quinta stagione (ehi, ora che ci penso mi fermo sempre alla quinta!). Quindi quelli no, li conosco. Ho visto anche Heroes fino alla terza stagione, e i primi quattro episodi di Supernatural. E quattro episodi bastano per afferrare questo semplice concetto: Supernatural è prevedibile e completamente privo di trama. Credo che sia stato creato per far sfilare i due protagonisti. Dicono che sono attori ma più che altro sono modelli.
Ecco, non dovrebbero esserci altre indicazioni da dare.
Mi raccomando, conto sul vostro aiuto!
P.S. Domattina ho un esame. E non sono agitato. O sto guarendo, o ho una malattia ben più grave.
Poi, una notte d'estate, per caso, ho acceso Sky e davano una puntata di Will & Grace. "Proviamo!" ho detto. Solitamente mi piacciono i telefilm con le risatine di sottofondo, e non avevo niente da fare. Quindi perché no? Una puntata fantastica. Ho subito capito che Karen sarebbe stato il mio personaggio preferito. Non avevo ancora capito che tutto il telefilm avrebbe pian piano scalato la classifica dei miei serial preferiti. Col passare del tempo avrebbe debellato il Dr House, sorpassato Heroes e addirittura detronato Friends. Ohhh myyy Goood (come direbbe la ricorrente ragazza di Chandler).
E così, due giorni fa, col classico sacchetto di biscotti e un'inusuale Fanta che sostituiva momentaneamente il succo alla pera (ecco come mai poi mi gonfia la pancetta! colpa dei telefilm...) ho visto l'ultimo episodio dell'ultima serie di Will & Grace. Otto stagioni, più o meno centosettanta episodi. Mi hanno fatto ridere, commuovere, ingrassare, ma soprattutto mi hanno insegnato tante tante tante cose, alcune di queste fondamentali. Per questo lo consiglio a tutti!
E adesso... il toto-telefilm. In cosa consiste?
Beh. Adesso sono sprovvisto di un telefilm da guardare. Quindi, poiché ne esistono tantissimi in circolazione, la scelta è difficile. Mi consigliate?
Vi do alcune dritte.
1) Preferirei non teen drama, grazie. Roba tipo Beverly Hills, Dawson Creek, OC, Gossip Girl, Summerland, One Tree Hill... No, no. Non finiscono mai e nessuno si mette mai con quello che vorresti tu. E poi sono totalmente inverosimili! Nessuna ragazza va a scuola con gli stivali e non esiste che tutti i ragazzi della città siano dei fenomeni a surfare. Quando avevo sei anni guardavo Beverly Hills con mio papà - era un appuntamento fisso - e probabilmente ne sono rimasto scioccato.
2) Non Lost. Sì, lo so, è bello, etc etc. Ma ci ho provato. E arrivato alla tredicesima puntata, ho detto basta. Il meccanismo di Lost è semplice: ad ogni puntata creare un mistero nuovo e non risolvere quello precedente. Certo, può essere accattivante all'inizio, ma dopo tredici puntate comincia a stuccare. E quando oltre ai segnali radio, oltre al mostro, oltre ai furti, oltre ai cinesi, oltre alle premonizioni, oltre all'assassino, oltre agli abitanti, oltre a tutto questo si è aggiunta UNA BOTOLA... no, basta, basta, grazie.
3) Ho visto il Smallville fino alla quinta stagione (sapete, la stagione dove la kriptonite la trovavi anche nelle barrette di cioccolata) e il Dr House fino alla quinta stagione (ehi, ora che ci penso mi fermo sempre alla quinta!). Quindi quelli no, li conosco. Ho visto anche Heroes fino alla terza stagione, e i primi quattro episodi di Supernatural. E quattro episodi bastano per afferrare questo semplice concetto: Supernatural è prevedibile e completamente privo di trama. Credo che sia stato creato per far sfilare i due protagonisti. Dicono che sono attori ma più che altro sono modelli.
Ecco, non dovrebbero esserci altre indicazioni da dare.
Mi raccomando, conto sul vostro aiuto!
P.S. Domattina ho un esame. E non sono agitato. O sto guarendo, o ho una malattia ben più grave.
Sì, lo ammetto: leggo l'oroscopo tutti i giorni. Non perché ci creda, figuriamoci. Ma la mia astrologa di fiducia - che si chiama Ivana Raffa e se la conoscete di persona vi prego di darmi il suo indirizzo così una volta o l'altra vado a casa sua e la gonfio come un tamburo - è probabilmente del mio stesso segno, così mette tutte le previsioni a mio favore.
Ora, tutto ciò è da un lato positivo. E' per questo che leggo l'oroscopo quotidianamente. Non ci credo, ma almeno mi fa cominciare bene la giornata. Con tutti questi incontri che farò oggi; con lo charme che avrò oggi; con la spiccata simpatia e il brillante talento che proprio oggi manifesterò; e con tutta un'altra serie di stronzate che oggi farò e avrò.
Dov'è la fregatura? Che puntualmente niente di tutto ciò si avvera. Ed è per questo che, nonostante legga l'oroscopo tutti i giorni, non ci credo. Ogni giorno spero che qualcosa di straordinario accadrà sul serio, e poi è sempre il solito e grigissimo trantran (o tramtram?).
Un attimo, però. Io mi rispecchio nella descrizione del mio segno, cioè l'Acquario. Qui una digressione ci vuole. Dunque, io credo che i segni zodiacali siano studiati ad arte da una mente diabolicamente geniale che ha diviso le caratteristiche umane in dodici gruppi, e le ha divise in maniera tale che chiunque si possa rispecchiare almeno un pochino in ognuno di questi gruppi. Questa è la spiegazione razionale che la mia impostazione scientifico-tecnologica necessita per sopravvivere. Purtroppo il mio cervello pensa questo, e anche se a volte mi impongo la romantica accettazione dell'astrologia come materia verosimile e possibile, le mie sinapsi non riescono a sostenere il peso di questa visione trascendentale. Come diceva un filosofo dell'era moderna di cui non ricordo il nome (...Feyerabend? Esiste? Può darsi fosse lui?) viviamo in una società che rifiuta ogni forma di conoscenza che non sia la scienza. E questo è triste, in effetti, perché ci limita le nostre potenzialità in una maniera incredibile.
Dicevo, prima di questa riflessione psico-filosofica, che mi rispecchio, quantomento sommariamente, nella descrizione dell'Acquario. Mi riconosco abbastanza nei pregi e nei difetti. Però ogni oroscopo che leggo non ci azzecca mai! Anzi, a volte succede il contrario. E quando succede il contrario... beh, mi arrabbio! Mi sento un attimino preso in giro, e sentirsi presi in giro dalle stelle non è esattamente un divertimento. Comunque, l'oroscopo di oggi mi ha particolarmente colpito. Per cui lo riporto qui, perché magari un giorno ci riderò. Per adesso, riesco solo a produrre smorfie sbilenche, che solo a un visionario potrebbero apparire come sorrisi.
Ora, tutto ciò è da un lato positivo. E' per questo che leggo l'oroscopo quotidianamente. Non ci credo, ma almeno mi fa cominciare bene la giornata. Con tutti questi incontri che farò oggi; con lo charme che avrò oggi; con la spiccata simpatia e il brillante talento che proprio oggi manifesterò; e con tutta un'altra serie di stronzate che oggi farò e avrò.
Dov'è la fregatura? Che puntualmente niente di tutto ciò si avvera. Ed è per questo che, nonostante legga l'oroscopo tutti i giorni, non ci credo. Ogni giorno spero che qualcosa di straordinario accadrà sul serio, e poi è sempre il solito e grigissimo trantran (o tramtram?).
Un attimo, però. Io mi rispecchio nella descrizione del mio segno, cioè l'Acquario. Qui una digressione ci vuole. Dunque, io credo che i segni zodiacali siano studiati ad arte da una mente diabolicamente geniale che ha diviso le caratteristiche umane in dodici gruppi, e le ha divise in maniera tale che chiunque si possa rispecchiare almeno un pochino in ognuno di questi gruppi. Questa è la spiegazione razionale che la mia impostazione scientifico-tecnologica necessita per sopravvivere. Purtroppo il mio cervello pensa questo, e anche se a volte mi impongo la romantica accettazione dell'astrologia come materia verosimile e possibile, le mie sinapsi non riescono a sostenere il peso di questa visione trascendentale. Come diceva un filosofo dell'era moderna di cui non ricordo il nome (...Feyerabend? Esiste? Può darsi fosse lui?) viviamo in una società che rifiuta ogni forma di conoscenza che non sia la scienza. E questo è triste, in effetti, perché ci limita le nostre potenzialità in una maniera incredibile.
Dicevo, prima di questa riflessione psico-filosofica, che mi rispecchio, quantomento sommariamente, nella descrizione dell'Acquario. Mi riconosco abbastanza nei pregi e nei difetti. Però ogni oroscopo che leggo non ci azzecca mai! Anzi, a volte succede il contrario. E quando succede il contrario... beh, mi arrabbio! Mi sento un attimino preso in giro, e sentirsi presi in giro dalle stelle non è esattamente un divertimento. Comunque, l'oroscopo di oggi mi ha particolarmente colpito. Per cui lo riporto qui, perché magari un giorno ci riderò. Per adesso, riesco solo a produrre smorfie sbilenche, che solo a un visionario potrebbero apparire come sorrisi.
Ritmo intenso che rivela un bel fermento di idee e molta voglia di darsi da fare in campo esistenziale. Tutti sono ai tuoi piedi, anche quella persona che non ha mai osato rivolgerti la parola cadrà ben presto nella tua rete. Nuovi incontri? Con Gemelli, Leone e Bilancia possono nascere storie interessanti e con Sagittario e Capricorno ottime collaborazioni.
Inizio questo post per due motivi: il primo è che devo farlo per essere in pace con la mia coscienza. Avevo detto che avrei scritto sulle vacanze e... sì, scriverò sulle vacanze. Il secondo, ovviamente, naturalmente, altro-avverbio-che-non-mi-viene-ma-che-finisce-con-mente, è che oggi dovrei iniziare a studiare per l'esame di Fisica che ho agli inizi di Settembre, ma non ho voglia. Che poi tutto mi è contro: so che a casa non mi riesce studiare, mi gingillo troppo. E allora prendo e vado in biblioteca. Ta-daaaan! Chiusa. Dal 17 (oggi) al 24. Bon, proviamo all'Agorà (che sarebbe un'altra biblioteca). E... chiusa, sbarrata, fino al 21. Torno a casa, e come previsto inizio a distrarmi con messenger e musica. E ora che stavo per mettermi a pensare se fosse il caso di aprire il libro... ho concluso che invece sarebbe stato meglio scrivere sul blog. E infatti eccomi qua.
Dunque, Olidei. Vacanze. L'idea originale di questo post prevedeva una bella foto di gruppo finale, ma adesso dovrei stare a cercarle e non ho voglia. Per cui opto per i soliti appuntini sparsi di tutta la vacanza, senza un ordine preciso. Siccome ho cuore (e che cuore...) avrò la premura di scrivere a quale città mi riferisco.
Tri, ciù, uan... Go!
1 - Berlino - Se soffrite di vertigini...
...datevi al mare. Che non vi salti in mente di andare nella capitale tedesca se, come il sottoscritto, avete paura delle altezze. Specie se avete due amici con l'ossessione compulsiva di salire le scale. Appena vedevano un qualcosa di... "montabile" lo indicavano saltellando eccitati come marmocchi al circo. Ci si vaaa, ci si vaaaaa? Con quelle faccine lì non puoi rifiutarti. E allora via a pagare il biglietto. E per la torre della Vittoria, e per il palazzo di Renzo Piano, e per il Duomo, e per il Parlamento, e per questo, e per quello. Ogni vago sentore di verticalità doveva essere percorso. Quindi tutto. Perché a Berlino tutto è sviluppato in altezza. Hanno torri, obelischi, palazzoni. Ora, capisco che non vi stiano più simpatici i Muri, quei fantastici muri orizzontalissimi, ma andateci piano con le scale! (e anche con gli ascensori, dannazione! non crediate di essere tanto ganzi a fare 100 metri in 6 secondi...) Uff. Io ho paura!
2 - Monaco - Droga e affini (1)
Avevamo appena superato un qualche confine, mi pare quello tedesco. Ci fermiamo a una stazione di servizio perché la macchina degli altri aveva bisogno di carburante. Vi dico già adesso, poi capirete il motivo, che probabilmente per arrivare alla suddetta stazione la placida guida di Nicola effettua una manovra strana e - ipotizzo, sia chiaro - poco lecita. Fatto sta che mentre aspettiamo gli altri, due tizi in macchina ci fanno cenno di accostare. "Ora che vorranno questi?! Ma che hanno? Eppure sono scemi..." Mh. Scende il tizio che stava sul sedile del passeggero, e in mano ha una pericolosissima paletta da vigile. L'altro parcheggia, raggiunge l'altro e ci mostra il distintivo. Perfetto, polizia! Ora che ci ripenso, devo dire che la scena ricordava molto quei telefilm americani in cui si mostra il distintivo. In Italia non lo fanno. Siamo poco stilosi qua. Comunque, il tizio che era al volante (parlerà sempre lui, l'altro si limiterà al ruolo di agente-statuina) ci sbrodola qualcosa in tedesco, dopodiché, davanti alle nostre facce attonite, aggiunge: "Speak English?". Nicola risponde prontamente: "Sì, lui!" e indica me. Io perdo un istante a meditare se è il caso o no di soffocare Nicola con un pacchetto di fazzoletti davanti alla polizia tedesca, poi eseguo gli ordini degli agenti, consegnando loro la carta d'identità. Il poliziotto poi ci chiede se abbiamo marjuana (o come si scrive) con noi. Ehm... no. Poi ci chiede se abbiamo dell'hashish (o come si scrive) con noi. No, non ce l'abbiamo. Ciliegina sulla torta, ci chiede se abbiamo dei kalashnikov (o come si scrive) con noi. Qui non siamo riusciti a trattenere le risa. Nemmeno il poliziotto è riuscito. Bastava guardarci in faccia. Ma l'intuito delle forze dell'ordine dov'è finito?!
3 - Berlino - Droga e affini (2)
Premessa: Luca non era a conoscenza di "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino", libro che mi ha insegnato molte cose sul mondo della droga e che consiglio a tutti, non solo a chi si vuole fare di ero (nel caso ci fosse qualcuno interessato, comunque, qui dentro troverà tutte le istruzioni per calarsi una dose). In breve, questi "ragazzi dello Zoo di Berlino" erano dei tossicodipendenti che si trovavano, tra le altre cose, anche allo Zoo di Berlino.
Quindi, una delle tappe più importanti del nostro soggiorno a Berlino fu appunto lo Zoologiscen Garten (o come cacchio si scrive). La parte divertente di questa tappa fu un dialogo tra Luca e uno sconosciuto, dialogo che vi riporto per come lo ricordo, anche se presumo che le parole non furono esattamente queste, e Luca avrà l'onore di correggermi.
Luca: (a noi) Bla bla bla...
Sconosciuto: Ehi, marjuana?
Luca: Uh?! No, no, grazie!
Passati dieci minuti, Luca mi guarda con la tipica espressione di chi ha le rotelline del cervello in azione, e mi fa: "Sai, forse è vero quel che si dice sullo zoo di Berlino allora!"
Io rispondo dicendo che avrei messo questa conversazione sul blog. Ed eccola.
4 - Monaco/Praga - Carillon
Sia quello in Marien Platz a Monaco che l'orologio astronomico di Praga: delusioni totali. Che non vi venga in mente di aspettare mezzogiorno apposta per vederli suonare.
5 - Salisburgo - Nove cuori e tre "capanne"
Prima di partire, adoravamo scherzare sull'alloggio che ci avrebbe aspettato a Salisburgo. Non un hotel, non un residence, non una pensione. Bensì un camping, che noi chiamavamo simpaticamente "tendopoli". Ahahahaha dormiamo in una tendopoli! Ahahahaha si va in una tendopoli! Ahahahaha a Salisburgo siamo in una tendopoli! Bene. "Ahahahaha" un emerito tubo! Era VERAMENTE una tendopoli, altro che "Ahahahah"! Quando siamo arrivati m'è salito direttamente dalle viscere il tiepido desiderio di impiccarmi. Poi però ho pensato che sarebbe stato per una sola notte, e magari avrebbe anche potuto essere divertente (così è stato, infatti!). E insomma ce la siamo cavata. Ma non mi scorderò mai la gelida sensazione di morte che mi ha provocato la semplice visuale di un luogo completamente privo di comfort.
6 - Berlino - Incrociando per strada un gruppo di giovani straniere
Straniera nel mezzo: "Halo! What do you fiunt glu jamb your fents celling your bredgth?" (In realtà hanno sbrodolato qualcosa in inglese e ho inventato delle parole a caso)
Vezio: "..." (Aveva capito la domanda e stava macchinando una probabile risposta)
Luca: "...what?! I don't under"
Io: "Ciaooooo!" (E così ho consacrato la prima figura del menga a Berlino)
7 - Praga - Ladri cechi poco ciechi
Biribip biribip. Il cellulare multifunzionale del De Santi (conosciuto anche come Pelato) suona. E' un messaggio. Sono il Puccetti e il Bistru che lo avvertono che hanno rubato la sua valigia dalla camera dell'albergo. Seeee, sarà uno scherzo! E' tutta la settimana che ti prendono per il culo, vuoi che sia vero? Beh. Era vero. Tornati all'albergo, scopriamo che la borsa del Desa non si trovava più in camera. Dentro c'erano tutti i suoi vestiti, il pc portatile del Bistru e un qualcos'altro di indefinito del Puccetti (credo 50 euro e un paio di occhiali, ma non ricordo).
Quello che scriverò adesso va preso con le pinzette con cui solitamente vi strappate i peli del naso (sempre che abbiate l'usanza di strapparvi i peli del naso con le pinzette. Nel caso ditemelo che quando verrò a casa vostra starò alla larga da ogni pinzetta). Per riassumervi, vi dico che quella mattina il Puccio e il Bistru avevano lasciato la camera con all'interno la donna delle pulizie che stava lavorando (che quindi aveva il dovere di chiudere la porta una volta finito il lavoro) e il pomeriggio, quando i ragazzi sono tornati, hanno trovato la porta chiusa ma non a chiave ("closed, but not locked"). Altro fatto curioso è che le ambasciate ricevono solo su appuntamento (Bistru: "Ma che cavolata è!? Uno come fa a sapere se gli rubano la roba?! Che faccio, chiamo la mattina e dico Oh prendo un appuntamento non si sa mai mi rubino qualcosa, casomai disdico!?"), e altro fatto ancora più curioso è che nell'albergo non parlavano il ceco (Mirko: "Ma siamo in Repubblica Ceca! Come possono non parlare il ceco?!"). Ma da ogni esperienza deriva un insegnamento. E l'insegnamento che deriva da questa esperienza è che se si subisce un furto in albergo, la prima cosa da fare è scassinare la porta della camera. Perché si sa: gli alberghi sono assicurati solo contro i furti con scasso.
[ Tu bi continued. Forse ]
Dunque, Olidei. Vacanze. L'idea originale di questo post prevedeva una bella foto di gruppo finale, ma adesso dovrei stare a cercarle e non ho voglia. Per cui opto per i soliti appuntini sparsi di tutta la vacanza, senza un ordine preciso. Siccome ho cuore (e che cuore...) avrò la premura di scrivere a quale città mi riferisco.
Tri, ciù, uan... Go!
1 - Berlino - Se soffrite di vertigini...
...datevi al mare. Che non vi salti in mente di andare nella capitale tedesca se, come il sottoscritto, avete paura delle altezze. Specie se avete due amici con l'ossessione compulsiva di salire le scale. Appena vedevano un qualcosa di... "montabile" lo indicavano saltellando eccitati come marmocchi al circo. Ci si vaaa, ci si vaaaaa? Con quelle faccine lì non puoi rifiutarti. E allora via a pagare il biglietto. E per la torre della Vittoria, e per il palazzo di Renzo Piano, e per il Duomo, e per il Parlamento, e per questo, e per quello. Ogni vago sentore di verticalità doveva essere percorso. Quindi tutto. Perché a Berlino tutto è sviluppato in altezza. Hanno torri, obelischi, palazzoni. Ora, capisco che non vi stiano più simpatici i Muri, quei fantastici muri orizzontalissimi, ma andateci piano con le scale! (e anche con gli ascensori, dannazione! non crediate di essere tanto ganzi a fare 100 metri in 6 secondi...) Uff. Io ho paura!
2 - Monaco - Droga e affini (1)
Avevamo appena superato un qualche confine, mi pare quello tedesco. Ci fermiamo a una stazione di servizio perché la macchina degli altri aveva bisogno di carburante. Vi dico già adesso, poi capirete il motivo, che probabilmente per arrivare alla suddetta stazione la placida guida di Nicola effettua una manovra strana e - ipotizzo, sia chiaro - poco lecita. Fatto sta che mentre aspettiamo gli altri, due tizi in macchina ci fanno cenno di accostare. "Ora che vorranno questi?! Ma che hanno? Eppure sono scemi..." Mh. Scende il tizio che stava sul sedile del passeggero, e in mano ha una pericolosissima paletta da vigile. L'altro parcheggia, raggiunge l'altro e ci mostra il distintivo. Perfetto, polizia! Ora che ci ripenso, devo dire che la scena ricordava molto quei telefilm americani in cui si mostra il distintivo. In Italia non lo fanno. Siamo poco stilosi qua. Comunque, il tizio che era al volante (parlerà sempre lui, l'altro si limiterà al ruolo di agente-statuina) ci sbrodola qualcosa in tedesco, dopodiché, davanti alle nostre facce attonite, aggiunge: "Speak English?". Nicola risponde prontamente: "Sì, lui!" e indica me. Io perdo un istante a meditare se è il caso o no di soffocare Nicola con un pacchetto di fazzoletti davanti alla polizia tedesca, poi eseguo gli ordini degli agenti, consegnando loro la carta d'identità. Il poliziotto poi ci chiede se abbiamo marjuana (o come si scrive) con noi. Ehm... no. Poi ci chiede se abbiamo dell'hashish (o come si scrive) con noi. No, non ce l'abbiamo. Ciliegina sulla torta, ci chiede se abbiamo dei kalashnikov (o come si scrive) con noi. Qui non siamo riusciti a trattenere le risa. Nemmeno il poliziotto è riuscito. Bastava guardarci in faccia. Ma l'intuito delle forze dell'ordine dov'è finito?!
3 - Berlino - Droga e affini (2)
Premessa: Luca non era a conoscenza di "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino", libro che mi ha insegnato molte cose sul mondo della droga e che consiglio a tutti, non solo a chi si vuole fare di ero (nel caso ci fosse qualcuno interessato, comunque, qui dentro troverà tutte le istruzioni per calarsi una dose). In breve, questi "ragazzi dello Zoo di Berlino" erano dei tossicodipendenti che si trovavano, tra le altre cose, anche allo Zoo di Berlino.
Quindi, una delle tappe più importanti del nostro soggiorno a Berlino fu appunto lo Zoologiscen Garten (o come cacchio si scrive). La parte divertente di questa tappa fu un dialogo tra Luca e uno sconosciuto, dialogo che vi riporto per come lo ricordo, anche se presumo che le parole non furono esattamente queste, e Luca avrà l'onore di correggermi.
Luca: (a noi) Bla bla bla...
Sconosciuto: Ehi, marjuana?
Luca: Uh?! No, no, grazie!
Passati dieci minuti, Luca mi guarda con la tipica espressione di chi ha le rotelline del cervello in azione, e mi fa: "Sai, forse è vero quel che si dice sullo zoo di Berlino allora!"
Io rispondo dicendo che avrei messo questa conversazione sul blog. Ed eccola.
4 - Monaco/Praga - Carillon
Sia quello in Marien Platz a Monaco che l'orologio astronomico di Praga: delusioni totali. Che non vi venga in mente di aspettare mezzogiorno apposta per vederli suonare.
5 - Salisburgo - Nove cuori e tre "capanne"
Prima di partire, adoravamo scherzare sull'alloggio che ci avrebbe aspettato a Salisburgo. Non un hotel, non un residence, non una pensione. Bensì un camping, che noi chiamavamo simpaticamente "tendopoli". Ahahahaha dormiamo in una tendopoli! Ahahahaha si va in una tendopoli! Ahahahaha a Salisburgo siamo in una tendopoli! Bene. "Ahahahaha" un emerito tubo! Era VERAMENTE una tendopoli, altro che "Ahahahah"! Quando siamo arrivati m'è salito direttamente dalle viscere il tiepido desiderio di impiccarmi. Poi però ho pensato che sarebbe stato per una sola notte, e magari avrebbe anche potuto essere divertente (così è stato, infatti!). E insomma ce la siamo cavata. Ma non mi scorderò mai la gelida sensazione di morte che mi ha provocato la semplice visuale di un luogo completamente privo di comfort.
6 - Berlino - Incrociando per strada un gruppo di giovani straniere
Straniera nel mezzo: "Halo! What do you fiunt glu jamb your fents celling your bredgth?" (In realtà hanno sbrodolato qualcosa in inglese e ho inventato delle parole a caso)
Vezio: "..." (Aveva capito la domanda e stava macchinando una probabile risposta)
Luca: "...what?! I don't under"
Io: "Ciaooooo!" (E così ho consacrato la prima figura del menga a Berlino)
7 - Praga - Ladri cechi poco ciechi
Biribip biribip. Il cellulare multifunzionale del De Santi (conosciuto anche come Pelato) suona. E' un messaggio. Sono il Puccetti e il Bistru che lo avvertono che hanno rubato la sua valigia dalla camera dell'albergo. Seeee, sarà uno scherzo! E' tutta la settimana che ti prendono per il culo, vuoi che sia vero? Beh. Era vero. Tornati all'albergo, scopriamo che la borsa del Desa non si trovava più in camera. Dentro c'erano tutti i suoi vestiti, il pc portatile del Bistru e un qualcos'altro di indefinito del Puccetti (credo 50 euro e un paio di occhiali, ma non ricordo).
Quello che scriverò adesso va preso con le pinzette con cui solitamente vi strappate i peli del naso (sempre che abbiate l'usanza di strapparvi i peli del naso con le pinzette. Nel caso ditemelo che quando verrò a casa vostra starò alla larga da ogni pinzetta). Per riassumervi, vi dico che quella mattina il Puccio e il Bistru avevano lasciato la camera con all'interno la donna delle pulizie che stava lavorando (che quindi aveva il dovere di chiudere la porta una volta finito il lavoro) e il pomeriggio, quando i ragazzi sono tornati, hanno trovato la porta chiusa ma non a chiave ("closed, but not locked"). Altro fatto curioso è che le ambasciate ricevono solo su appuntamento (Bistru: "Ma che cavolata è!? Uno come fa a sapere se gli rubano la roba?! Che faccio, chiamo la mattina e dico Oh prendo un appuntamento non si sa mai mi rubino qualcosa, casomai disdico!?"), e altro fatto ancora più curioso è che nell'albergo non parlavano il ceco (Mirko: "Ma siamo in Repubblica Ceca! Come possono non parlare il ceco?!"). Ma da ogni esperienza deriva un insegnamento. E l'insegnamento che deriva da questa esperienza è che se si subisce un furto in albergo, la prima cosa da fare è scassinare la porta della camera. Perché si sa: gli alberghi sono assicurati solo contro i furti con scasso.
[ Tu bi continued. Forse ]