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Bye bye Tonio
giovedì, febbraio 11, 2010 | Author: Ale [Tredici]
Diciamo che è da Martedì della scorsa settimana che spendo gran parte del tempo che passo con i parenti in una sola maniera: dare la mia opinione sul "caso Morgan". Ho raggiunto il record Domenica, con un'ora e mezzo ininterrotta su discorsi di droga, Italia, ipocrisie e moralismi. Si sa: è il giorno del Signore, e tutti siamo propensi a fare le nostre omelie. Ma - cielo santissimo - un'ora e mezzo è veramente troppo tempo. E infatti adesso non ne voglio più sapere. Devo tenermi in forze per la prossima discussione.

Il preambolo che avete appena letto serve per dire che tutta questa vicenda non ha fatto altro che aumentare il mio odio nei confronti di: 1) televisione in generale, 2) RAI.

Ma ho appena letto un altro articolo che mi ha veramente sconvolto.

Ebbene, la Melevisione chiude.

Sì, il noto programma per bambini di Rai3, fonte inesauribile di spunti e battute varie, sparirà dal palinsesto insieme a Trebisonda, GT Ragazzi, Videogiornale del Fantabosco (che a quanto c'è scritto su internet sono altri programmi per ragazzi). 

Inizialmente ne ero dispiaciuto. Avevo guardato le prime stagioni della melevisione e ci sono in qualche modo affezionato. Diversi anni fa avevo persino creato un mio giornale (fatto con un foglio protocollo e gli articoli ritagliati dai giornali veri... 'na cazzata, insomma) che avevo chiamato, molto originalmente, "il Fantabosco".

Andando avanti a leggere, ho scoperto che la ragione della chiusura della ghenga di Tonio Cartonio è la necessità, in tempo di crisi, di ottimizzare i costi e risparmiare un po'.

Bene. 

Invece di partire a risparmiare sui programmi che, oltre a essere destinati ai più piccoli e deboli, rappresentano quella esigua striscia di televisione sana, vi suggerisco io altre cose su cui è possibile ottimizzare:

  1. Festival di Sanremo. Io sarei proprio per abbatterlo, vista la sua recente conversione da "competizione canora" a "reality show". Comunque, se proprio lo si vuole tenere, sono sicuro che qualche sforbiciata ci si può dare.
  2. Paris Hilton. Il suo invito a Miss Italia non mi pareva un'urgenza così impellente, e soprattutto ho l'impressione che i 500 mila euro che le sono stati dati non corrispondano proporzionalmente alla consistenza del suo personaggio. Voglio dire: ma chi è?
  3. Porta a Porta. Ah, no, già. Quella non si tocca. Chiamiamola volontà divina.
  4. Isola dei Famosi. Con la metà del guardaroba della Ventura si riuscirebbe a finanziare una missione su Marte.
  5. Partite dell'Italia. Beh, se perlomeno vincesse! 
  6. Domenica In. Più che in budget, io taglierei tutta la superficialità e tutto il qualunquismo con cui affrontano i temi importanti. Sarebbe un'ottimizzazione eccellente.
Mi fermo qua, ma sono sicurissimo che esiste una quantità enorme di altri esempi.
Tonio Cartonio for President!

L'idea
venerdì, gennaio 15, 2010 | Author: Ale [Tredici]
Grazie. No, sul serio: grazie. Se avete deciso di darmi una possibilità nonostante il titolo che rimanda a un iperuranio platonico e nonostante abbiate esperienza di cosa succede quando mi metto a parlare di filosofia (vedi ultimo post), significa che avete fegato e magnanimità. Oppure che siete semplicemente degli sprovveduti che amano il rischio. Un po' come quelli che attraversano la strada a un metro da Porta sant'Anna. Vezio li chiama "idioti"; anch'io uso lo stesso epiteto, tranne quando sono in vena di carinerie come adesso, momenti in cui uso l'espressione "sprovveduti che amano il rischio". Affettuosamente, sia chiaro.

Ad ogni modo, qualsiasi sia il motivo che vi ha spinto a leggere queste prime righe, vi è andata bene. Non parlerò di filosofia. O meglio, non direttamente (perché si sa, la filosofia è ovunque!). Parlerò dell'idea, e dell'importanza di averla per primi. Perché è importante avere un'idea per primi, oppure averla nel momento giusto.

Esempio. John Cage era un musicista statunitense. Tra le sue opere, nel 1952 ne scrisse una, chiamata 4'33'', per qualsiasi strumento. Il pezzo consiste nel non suonare lo strumento per 4 minuti e 33 secondi. Questo brano in realtà ha profondi significati filosofici di cui io ho promesso di non parlare (comunque se siete curiosi potete leggerli su Wikipedia). Ma più che parlare dell'opera in sé, mi interessava dire che... se un qualsiasi cantante barra musicista barra deficiente, OGGI, pensasse di incidere un brano come questo, verrebbe altamente e immediatamente spernacchiato da tutti. Perché? Perché ci ha già pensato Cage! Se lo rifai tu non vale! E' lui che ha avuto l'idea per primo. Lo stesso vale per ogni altra opera artistica del mondo, credo.


Al giorno d'oggi non è difficile procurarsi i mezzi per copiare un oggetto. Con un minimo di capacità, posso scrivere un libro copiandone un altro. Posso riprodurre fedelmente qualsiasi quadro del mondo. Posso fare la cover di qualsiasi canzone del mondo (beh, non io io, ma qualcuno dotato di una voce ascoltabile o cdell'abilità di suonare uno strumento potrebbe). Ma questo sarebbe - ovviamente, e per fortuna - plagio.


Ma se io - senza sapere di Cage - pensassi a una cosa analoga a 4'33''? Se io non conoscessi la trama dei Promessi Sposi e scrivessi una storia dagli stessi sviluppi? Se mi venisse in mente di scolpire qualcosa in grado di suscitare la stessa intensità emotiva della Pietà, pur non avendo mai visto l'originale e non avendo mai sentito parlare di Michelangelo? 

Beh, intanto rassicuro tutti che al massimo sarei in grado di costruire un pesce di pongo. Comunque, è chiaro che sarebbe plagio lo stesso. Ma con la differenza dell'assenza di malafede. Non che mi interessino le implicazioni legali del plagio, o la sua definizione in termini giuridici. Però la conclusione a cui umilmente riesco a giungere è che se vuoi far conoscere al mondo la tua arte, bisogna che ti sbrighi. Il successo è condizionato da due variabili: che tu sia il primo ad aver avuto quell'idea; e che quell'idea ti sia venuta nel momento giusto (ce lo volevo vedere un Cage nel Medioevo a proporre un pezzo muto. Sarebbe stato BRUCIATO in 4 minuti e 33 secondi, altro che...).

Tutto questo per dire che adesso siete qui a leggere le mie cazzate. Invece dovreste impiegare il vostro tempo per pensare e produrre la vostra idea. Prima che sia il vostro vicino di casa ad averla. 





Sostanza inzuppata nella cioccolata
martedì, gennaio 12, 2010 | Author: Ale [Tredici]
Non ricordo se alle elementari abbia mai avuto un insegnante poco competente. Le maestre erano tutte brave, oppure io ero troppo ingenuo e ancora troppo poco istruito per percepire una qualche loro mancanza. Comunque ringrazierò sempre le storielle di Leda ("le vocali litigano, una piange e va via e lascia una lacrima, che è l'apostrofo") e l'abaco di Paola ("il pallino verde indica le centinaia, e va nel terzo stecchino"), e i buffi rimproveri di Luigina ("cosa ci fanno ancora là fuori, quelle befane?! la campanella è suonataaaa!").



Alle medie ero già più perspicace, e posso tranquillamente affermare che il professor FR (musica) è stato il peggior elemento di quei tre anni, in cui è riuscito a insegnarci a suonare Venus al flauto dolce. E basta. Beh, cosa pretendete da uno che lascia una classe a guardare un film di Boldi e De Sica e se ne va a provarci con le bidelle?


Pensando al liceo, invece, posso ricordare alcuni casi di professori particolarmente incapaci o idioti. Ma il premio per l'incompetenza credo spetti all'insegnante di filosofia della terza. NC. A distanza di quattro anni, voglio sperare che la sua abilità abbia raggiunto un livello accettabile. In breve, sarebbe davvero carino se avesse capito la differenza tra "spiegare" e "far leggere il libro dagli alunni". E sarebbe altrettanto carino se avesse cominciato - finalmente - a studiare la filosofia.


Ad ogni modo, il post di oggi nasce proprio da un concetto che la giovanissima signora NC conosceva in modo sbagliato. Esatto, avete capito bene: sto per parlare di filosofia (ta ta ta taaaaa, musichina thriller). Non vorrei essere troppo palloso, quindi mi aiuterò con Wikipedia per descrivere l'esatta concezione pensata da Aristotele. Poi una bozza di quello che aveva capito NC leggendo dal libro. E poi finalmente possiamo passare alla mia versione, che è necessariamente più umile e idiota di quella aristotelica (e questo è il principale motivo per cui non mi troverete mai in un libro di filosofia).


Quindi:
- Aristotele (link): la sostanza è la più importante tra le categorie (che sono le caratteristiche fondamentali dell'essere), su cui poggiano tutte le altre categorie, e per cui una cosa può venir detta esistente.
- NC (il link non c'è, grazie al Cielo, ne metto uno a caso): insieme alla forma (come una cosa si presenta ai sensi) costituisce l'essenza di una cosa [in realtà questo concetto è parzialmente corretto, se sostituiamo qualche termine].



Grazie alla sbagliata interpretazione di NC, io ho potuto sviluppare una teoria. Questo è un punto a favore di NC, che subito viene perso se si pensa che tale teoria è completamente inutile e che viene pubblicata su questo blog insulso - di cui io però vado fierissimo, sia chiaro. 

Ero lì che facevo merenda coi befanini inzuppati nella cioccolata, e pensavo a una conversazione avuta l'altro giorno con i parenti. Mia sorella aveva visto in un negozio un mobile fatto a cilindro che ha la caratteristica di ruotare su sé stesso. Ecco: mamma sosteneva che fosse molto carino; nonna, al contrario, pensava che si trattasse di uno spreco di soldi, in quanto avrebbe occupato solo spazio e non sarebbe stato utile.
Io, avendo da poco sviluppato una viscida tendenza al politically correct, ho concluso che preferisco un giusto compromesso tra l'estetica e la funzionalità, tra il bello e l'utile, tra la forma e la sostanza. La virtù sta nel mezzo.


Vi chiederete: cosa c'entrano i befanini inzuppati nella cioccolata? C'entrano eccome, perché proprio oggi ripensavo a quella conversazione. E pensavo - dimenticando completamente il proposito del politically correct - che non è vero che la virtù sta nel mezzo. Perché una cosa deve essere necessariamente un compromesso tra ciò che è utile e ciò che è bello? Non può essere una cosa bellissima e anche utilissima? Non si può tendere al massimo dell'estetica e al massimo della funzionalità?



E poi ho pensato che i befanini inzuppati nella cioccolata erano davvero eccellenti, così ho dedicato le mie elucubrazioni all'alta pasticceria, argomento che esula da questi appena trattati (anche se probabilmente più interessanti e appetitosi).


E adesso, poiché trovo questo post molto noioso, dirò qualcosa che vi farà dimenticare di averlo letto: lo sapete che Tonio Cartonio non è più alla melevisione? E' stato sostituito da suo cugino, un tal Milo Cotogno. Secondo me non è davvero suo cugino. Ha un'aria molto meno cretina. Peccato.



Dipendenze
giovedì, gennaio 07, 2010 | Author: Ale [Tredici]
C'è un filo sottilissimo che sostiene tutto il mio peso e mi impedisce di cadere nell'intorpidito oblio amebico di chi sceglie di lasciarsi trasportare dalla marea. Una estremità è attaccata al cielo, l'altra mi punge il collo e mi tiene sospeso in uno stato di confusa e forzata attenzione. Questo filo ha la consistenza del nylon e la fragilità del burro, ma soprattutto ha la dolcezza dello zucchero. Questo filo si chiama caffè, costa 35 centesimi ed è il motivo per cui ancora riesco a sopravvivere. 


Nei giorni scorsi mi sono reso conto che ho diversi vizi da cui dipendo. Chiamarli vizi non mi spaventa; anzi, non nascondo che averne soddisfa la mia insaziabile sete estetica. Dipendere dagli psicoattivi è maledettamente decadente. Forse lo sarebbe anche la nicotina, ma - ahimé - non sopporto l'odore della sigaretta né quello del fumo, senza contare che ingiallisce la punta delle dita, e lascia un alone marcio nei denti e un alito che personalmente preferisco evitare. Invece il caffè se ne va liberando gustosissimi succhi dolciastri, e per una mezz'oretta la bocca si bea nel piacere.


E poi dipendo dalla musica. Non riesco a concludere la giornata senza essermi fatto la mia buona dose di musica. E' proprio impossibile, provo dolore quasi fisico (e non sto scherzando!) se non soddisfo questo bisogno. E' un rituale che prevede delle tappe precise. Innanzitutto devo essere da solo, per cui mi barrico nella mia stanza. Ma non basta, perché possibilmente devo esserne il solo fruitore, quindi faccio in modo che le persone con cui convivo (anche chiamate sorella, papà, mamma, nonni) siano nelle stanze più lontane dalla mia - e a questo proposito ho scoperto che Affari Tuoi è un ottimo strumento di distrazione. Dopodiché alzo il volume e entro nel mio trip. Non uso quest'ultima parola a caso, i miei sono veri e propri viaggi in altri mondi: per questo mi servo soprattutto di musica onirico-psichedelica (o almeno che sembri tale). Invece, ultimamente, grazie alla mia consulente musicale di cui esistono ben poche repliche al mondo, ho scoperto di adorare il modo sensualissimo con cui Carmen Consoli strascica le doppie come se fossero una lettera sola. Chiusa parentesi.


Inoltre, non posso fare a meno, ogni tanto, di scrivere. Scrivere scemenze, come questa, o come praticamente ogni altra cosa che sta sul presente blog. O inventare parole nuove e dall'aria intellettuale, vedi il sopracitato (e sicuramente inesistente) "amebico".


Ci sono dipendenze che non credevo di avere, e da cui nei giorni scorsi mi sono dovuto staccare. Per esempio quella che durante il sonno stabilivo con il mio cuscino. Il nostro era un rapporto simbiotico. Beh, il mio cuscino era il migliore cuscino del mondo, se ne sarebbe innamorato anche un insonne. Però purtroppo è affogato, e il nostro matrimonio è stato spezzato. Ad ogni modo, sono contento che tal divorzio sia avvenuto per il suo annegamento, e non per il mio.


Poiché non vorrei che si dubitasse della mia umanità (di cui io stesso mi interrogo più volte della sua esistenza) taccio su altri vizi - di cui mi dimentico più o meno volutamente - e concludo dicendo che la mia forse più grande dipendenza è quella dell'amicizia. Ma non aggiungo altro, perché non vorrei scadere nella retorica, e soprattutto perché sto coltivando da mesi l'immagine del cattivo ragazzo, e ciò sarebbe controproducente ai miei scopi (e a quelli della polizia, che ormai gioca a freccette con la mia faccia affissa sulle bacheche di tutta la procura). 



P.S. Disclaimer: questo post è stato scritto a causa di un'altra dipendenza che si è sviluppata pochi giorni or sono. Quella della ricerca della normalità. Vengo da un periodo un pochino scombussolato (e umidiccio, aggiungerei con un sorriso) e solo oggi ho deciso di ricercare le situazioni che vivevo prima di Natale. E ho scoperto che forse non sarà così difficile, se mi impegno. Per cui non prendete questo post come l'apoteosi della solennità o della serietà. C'è tanta, nuova ironia, qui dentro. Besos!




Promemoria, un anno dopo
venerdì, dicembre 11, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Chi legge questo blog sa che - essendo io abbastanza riservato - non ci scrivo i resoconti delle mie giornate, sempre che non capiti qualcosa di particolarmente esilarante o interessante o che non sia solo lo spunto per qualche altra riflessione. Però stavolta scriverò qualcosa che non è né esilarante, né interessante (quantomeno per voi). Dunque: lo scorso Febbraio avevo pubblicato qui un Promemoria, che in realtà mi ero prefissato qualche mese prima. Più o meno è un anno che una mia cara amica mi aveva fatto il suo "appunto". Quell'amica oggi pomeriggio mi ha chiamato esclusivamente per dirmi che è molto felice che io abbia rispettato l'impegno con successo. E questo ha reso più luminosa una giornata (che altrimenti sarebbe stata dedicata a bit di controllo, linguaggi funzionali e protocollo di El Gamal). Ecco. Come vedete non è niente di interessante o esilarante o divertente. Ma tempo fa registravo una sconfitta. E mi sembrava giusto - un anno dopo - segnalare anche il successo corrispondente.




525,600 minutes,
525,000 moments so dear.
525,600 minutes - how do you measure, measure a year?

In daylights, in sunsets,
in midnights, in cups of coffee.
In inches, in miles,
in laughter, in strife.

In 525,600 minutes - how do you measure a year in the life?
How about love? How about love? How about love?
Measure in love. Seasons of love.

525,600 minutes!
525,000 journeys to plan.
525,600 minutes - how can you measure the life of a woman or man?

In truths that she learned,
or in times that he cried.
In bridges he burned,
or the way that she died.

It’s time now to sing out, tho the story never ends let's celebrate remember a year in the life of friends.
Remember the love! Remember the love! Remember the love!
Measure in love. Seasons of love! Seasons of love


[ Metto le mani avanti:
ipotizzo che questa canzone
sarà pubblicata spesso :) ]

Ieri non ho studiato...
domenica, novembre 29, 2009 | Author: Ale [Tredici]
...ma in compenso mi sono comprato un paio di fantastici jeans! Beh, in effetti non è la stessa cosa, infatti subito dopo mi sentivo in colpa. Per cui ho deciso che non li indosserò finché non avrò fatto qualcosa di costruttivo.
E la maniera peggiore per fare qualcosa di costruttivo è proprio scrivere sul blog come sto facendo ora, ma tanto non avrei tempo di fare niente prima di pranzo. Se si esclude rifare il letto, mettere in ordine la scrivania, sistemare il comodino, organizzare lo studio di oggi, stampare gli esercizi, rispondere alle mail, finire un raccontino, aiutare ad apparecchiare, e ovviamente cominciare a fare qualche esercizio.
D'altra parte, nell'era di facebook è considerato perfettamente normale e salutare il perdere tempo. Attimi che si bruciano nel controllare i profili degli amici, cosa hanno fatto il sabato sera, il loro stato personale e di chi sono fan. Per cui, trovo questo post sulla stessa lunghezza d'onda della massa che perde tempo. Ergo: mi sento stranamente normale.
Ma per fortuna è pronto in tavola, così posso tornare alle mie cose. Buon appetito!


P.S. Lo scopo iniziale di questo post era quello di evidenziare la differenza tra il perdere tempo volutamente, cosa che ritengo condivisibile, e il non accorgersi di perdere tempo, che al contrario detesto con tutto me. Potete ringraziare il pranzo che vi ha evitato tutto questo!

Il pullman e l'aeroplano
venerdì, novembre 20, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Colonna sonora consigliata per la lettura: L'aeroplano dei Baustelle






Salgo sul pullman, che stranamente non ha fatto ritardo. Anzi, è arrivato puntuale. Mentre mi stupisco tra me e me (ma sento che anche gli altri che lo attendevano manifestano una meraviglia comune a chi è abituato al pessimo servizio della Vaibus) raggiungo il mio posto. Lo chiamo il mio posto perché è dall'inizio dell'anno accademico che lo prenoto. E' in fondo al pullman e mi piace perché so che non c'è nessun'altro dietro di me a guardarmi, sicché posso addormentarmi anche a bocca aperta (non faccio tanta attenzione al bon ton, quando sono distrutto da nove ore di università).
E proprio quando mi siedo, il lettore mp3 mi regala una canzone.


Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio
Cosa resta di noi: un rottame di Volksvagen
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà
La verità se ne sta sulle stelle più lontane
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale
Una canzone che fa sottofondo all’Indecifrabile.



No, non è vero. Nemmeno il mio lettore è tanto romantico da far partire la mia canzone preferita nel momento in cui ne ho bisogno. Sarebbe una coincidenza così grande da far pensare all'intervento divino. O peggio: a quello del destino. Sfortunatamente, non ci credo. Ma, fortunatamente, credo a sufficienza in me da sapere che se ho bisogno della mia musica, posso metterla. Da me, con le mie dita. E appunto, quello che ho fatto realmente è stato prendere il lettore e selezionare la canzone che volevo.


Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine
La domenica dentro le chiese
ad ascoltare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d’oro
che noi pregavamo ci portasse via lontano
Cosa rimane di noi
Ora che ci siamo amati ed odiati e traditi
E non c’è più limite



E dirò di più. Alzo anche il volume per non sentire il rumore del pullman, e per non sentire i discorsi stupidi di chi alle sei e mezzo ha ancora forza per farli. No, dai, niente cinismo: lo faccio soprattutto per il rumore del pullman. No, dai, niente cazzate: lo faccio per i discorsi stupidi. Poi inizio a farli io, i pensieri stupidi, e cioè: è più conveniente che la settimana inizi dal Lunedì oppure dovremmo spostare l'inizio a un altro giorno? No, perché è molto leopardiano avere il Lunedì come primo giorno. C'è l'attesa del weekend che ci regalerà un po' di meritato riposo (o immeritato, a seconda se siamo persone serie o scansafatiche. Non vorrei scendere nel luogo comune per cui il riposo è sempre meritato. C'è chi non se lo merita, il riposo. Diciamolo!)


Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano



Però è così limitativo pensare di vivere la settimana in attesa del weekend. Come facciamo a godere del Martedì - che è uno dei giorni più amorfi tra i sette - se già di Martedì non vediamo l'ora che sia Domenica? Che poi bisogna ammettere che la Domenica non è che sia poi così emozionante. Forse perché c'è la Messa, che ci affloscia. Personalmente ho smesso di andarci, ma io ho smesso anche di domandarmi se Dio esiste o no, quindi io non conto. Dicevo che forse un weekend a metà settimana sarebbe più efficiente. Anche se a quel punto diventerebbe un weekmiddle.


Che cosa resta degli anni passati ad adorarti
Cosa resta di me
delle bocche che ho baciato in discoteca
Che cosa ne è della nostra relazione
Stupidi noi che piangiamo disperati
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa
La nostra esperienza a che cosa servirà



Sbuffo. Non propriamente. Più propriamente: mi incazzo. Cristo, ho sprecato l'ultimo minuto con pensieri dal dubbio divertimento, scordandomi che la mia canzone preferita stava cercando di stuzzicare la mia attenzione. E la cosa mi turba. No, ho di nuovo sbagliato termine. "Mi fa incazzare", volevo dire. Comunque, premo sulla freccia a sinistra e la canzone riparto. Chiudo gli occhi, stavolta più deciso. E funziona, come funziona sempre. Non mi servono metanfetamine per sognare. Ci riesco benissimo con gli arrangiamenti psichedelici di una canzone d'amore come questa. Una delle più belle canzoni d'amore che abbia mai sentito. Amore corrotto, decadente, struggente, malato, malato, MALATO. Amore che non si trova nelle commedie e nei Baci Perugina, ma se hai fortuna lo puoi vedere negli angoli polverosi dell'universo, o nei punti più bui e freddi delle grotte, o tra le rocce delle scogliere di notte, o nelle tane dei serpenti in inverno,... E proprio perché è così difficile da scovare e così emarginato da tutti è così prezioso.


Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano



Quando mi faccio di musica sono soddisfatto. A volte, altre mi sento un drogato. Ora, qui in fondo al pullman, mi sento soddisfatto. Ecco, ecco. Svalvolo. Ho le visioni. Succede sempre quando chiudo gli occhi. A volte - sempre più spesso - anche se li ho aperti vanno. Vedo unascatoladipennarelliunpaiodijeansunpaiodilabbradueocchinerigrandiocchinerietante
finestrellecolorateilmiomaterassoquellosucuituttelesereholemiefasirempoilampadetantepersonetracuiunaconlacartellarossa
unoaltocongliocchialiunoconungiacchettoarancioneunaconlescarpedipaperinounaconlaborsadiungufounaconlapelledi
cioccolataduebimbibiondichegiocanoconlaplaystationunocheridequandoglidicidinonridereunacheamascriveresuldiariouna
chesatutteledomandedelmilionarioedovrebbeandarciunachehaunamagliarosadicuisivergognanonostantenondovrebbeuna
chehaunpescefuggitoalondraeanchealtrefaccechesaltanoeballano. Cazzo, wow, wow! Forse è un po' ridicolo messo così, ma vi assicuro che se invece di pensare a quanto sia ridicolo provaste anche voi... sentireste qualcosa. Io ve lo consiglio, poi sta a voi decidere. Se aspettare il destino o no.


Pensieri tra il venerdì e il sabato
sabato, novembre 07, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Penso che ogni persona abbia cose per cui star male. E che a ognuno sembri che le cose che turbano gli altri siano inezie in confronto alle proprie. Ognuno ha diverse priorità e ambizioni e desideri e agisce di conseguenza, e tutti dovremmo rispettare le priorità e le ambizioni e i desideri di tutti. Penso che... però, che rabbia!

Penso che non me ne importi niente se in un'aula c'è il crocifisso o no. Penso che se chiedi a un qualsiasi studente di una qualsiasi scuola italiana di disegnare un'aula, il crocifisso sarà l'ultima cosa che mette (sempre che non lo dimentichi, cosa altamente probabile). Penso che il crocifisso sia un demoniaco strumento di distrazione di massa, che distoglie l'attenzione da cose più gravi. Uno specchietto per le allodole. Penso che gli italiani siano bravi a fare le allodole, ma sono ancora più bravi a fare gli ipocriti.

Penso che il cus cus sia davvero squisito.

Penso di essere un tantino fuori posto. La dimensione che mi appartiene è diversa. Non peggiore, non migliore: semplicemente diversa. Una dimensione per diversi. Penso che se mai troverò il buco che porta al Paese delle Meraviglie, mi premurerò di portare alcune persone con me. Per quanto questo mondo non sia il mio, ci sono alcuni dei suoi abitanti a cui voglio ancora troppo bene perché io possa lasciarlo senza rammarico.

Penso di avere un palloncino in gola. Pieno d'acqua.

Penso che il mondo sia fondamentalmente maschilista. Penso che il mondo sia fondamentalmente vecchio. Se le donne e i giovani avessero più spazio, il mondo godrebbe di una sana e pura libertà. E quando parlo di "libertà" io intendo quella vera, non quella che ti pubblicizzano accanto ai nomi dei partiti, sporcandone il significato e offendendone la concezione.

Penso che serva coraggio. Per tutto, in tutto. Sapere che ne uscirai con le ossa rotte e buttarti lo stesso richiede coraggio. Anche avere coraggio richiede coraggio, perché non hai nessuna soddisfazione dall'aver avuto coraggio, anzi, probabilmente dopo ti senti peggio di prima. C'è un'unica cosa a cui potersi aggrappare: la consapevolezza di aver fatto comunque la scelta giusta. Perché la paura non lo è mai.

Penso che non pubblicherò questo post. O forse sì.

Penso che pensare faccia male. A me. Se però il mondo iniziasse a farlo, staremmo tutti molto meglio.

Pesante
giovedì, settembre 17, 2009 | Author: Ale [Tredici]

Perché quest'uomo non vuole cadere,
nonostante sappia
perfettamente
che il cielo che lo aspetta non sia
poi
così male?



Ode a Will & Grace
martedì, settembre 08, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Un anno fa pensavo che niente e nessuno potesse battere la comicità di Friends. Era in assoluto il più bel telefilm di tutti i tempi, quello di cui credevo che non mi sarei mai stancato. E su dieci stagioni ne ho viste la bellezza di 7. Nelle prime due stagioni non smettevo di ridere dall'inizio alla fine della puntata. E i personaggi, le trame, gli intrecci, sono davvero ben sviluppati.

Poi, una notte d'estate, per caso, ho acceso Sky e davano una puntata di Will & Grace. "Proviamo!" ho detto. Solitamente mi piacciono i telefilm con le risatine di sottofondo, e non avevo niente da fare. Quindi perché no? Una puntata fantastica. Ho subito capito che Karen sarebbe stato il mio personaggio preferito. Non avevo ancora capito che tutto il telefilm avrebbe pian piano scalato la classifica dei miei serial preferiti. Col passare del tempo avrebbe debellato il Dr House, sorpassato Heroes e addirittura detronato Friends. Ohhh myyy Goood (come direbbe la ricorrente ragazza di Chandler).

E così, due giorni fa, col classico sacchetto di biscotti e un'inusuale Fanta che sostituiva momentaneamente il succo alla pera (ecco come mai poi mi gonfia la pancetta! colpa dei telefilm...) ho visto l'ultimo episodio dell'ultima serie di Will & Grace. Otto stagioni, più o meno centosettanta episodi. Mi hanno fatto ridere, commuovere, ingrassare, ma soprattutto mi hanno insegnato tante tante tante cose, alcune di queste fondamentali. Per questo lo consiglio a tutti!

E adesso... il toto-telefilm. In cosa consiste?
Beh. Adesso sono sprovvisto di un telefilm da guardare. Quindi, poiché ne esistono tantissimi in circolazione, la scelta è difficile. Mi consigliate?
Vi do alcune dritte.

1) Preferirei non teen drama, grazie. Roba tipo Beverly Hills, Dawson Creek, OC, Gossip Girl, Summerland, One Tree Hill... No, no. Non finiscono mai e nessuno si mette mai con quello che vorresti tu. E poi sono totalmente inverosimili! Nessuna ragazza va a scuola con gli stivali e non esiste che tutti i ragazzi della città siano dei fenomeni a surfare. Quando avevo sei anni guardavo Beverly Hills con mio papà - era un appuntamento fisso - e probabilmente ne sono rimasto scioccato.

2) Non Lost. Sì, lo so, è bello, etc etc. Ma ci ho provato. E arrivato alla tredicesima puntata, ho detto basta. Il meccanismo di Lost è semplice: ad ogni puntata creare un mistero nuovo e non risolvere quello precedente. Certo, può essere accattivante all'inizio, ma dopo tredici puntate comincia a stuccare. E quando oltre ai segnali radio, oltre al mostro, oltre ai furti, oltre ai cinesi, oltre alle premonizioni, oltre all'assassino, oltre agli abitanti, oltre a tutto questo si è aggiunta UNA BOTOLA... no, basta, basta, grazie.

3) Ho visto il Smallville fino alla quinta stagione (sapete, la stagione dove la kriptonite la trovavi anche nelle barrette di cioccolata) e il Dr House fino alla quinta stagione (ehi, ora che ci penso mi fermo sempre alla quinta!). Quindi quelli no, li conosco. Ho visto anche Heroes fino alla terza stagione, e i primi quattro episodi di Supernatural. E quattro episodi bastano per afferrare questo semplice concetto: Supernatural è prevedibile e completamente privo di trama. Credo che sia stato creato per far sfilare i due protagonisti. Dicono che sono attori ma più che altro sono modelli.

Ecco, non dovrebbero esserci altre indicazioni da dare.
Mi raccomando, conto sul vostro aiuto!


P.S. Domattina ho un esame. E non sono agitato. O sto guarendo, o ho una malattia ben più grave.
Acquario superstar
sabato, agosto 29, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Sì, lo ammetto: leggo l'oroscopo tutti i giorni. Non perché ci creda, figuriamoci. Ma la mia astrologa di fiducia - che si chiama Ivana Raffa e se la conoscete di persona vi prego di darmi il suo indirizzo così una volta o l'altra vado a casa sua e la gonfio come un tamburo - è probabilmente del mio stesso segno, così mette tutte le previsioni a mio favore.

Ora, tutto ciò è da un lato positivo. E' per questo che leggo l'oroscopo quotidianamente. Non ci credo, ma almeno mi fa cominciare bene la giornata. Con tutti questi incontri che farò oggi; con lo charme che avrò oggi; con la spiccata simpatia e il brillante talento che proprio oggi manifesterò; e con tutta un'altra serie di stronzate che oggi farò e avrò.

Dov'è la fregatura? Che puntualmente niente di tutto ciò si avvera. Ed è per questo che, nonostante legga l'oroscopo tutti i giorni, non ci credo. Ogni giorno spero che qualcosa di straordinario accadrà sul serio, e poi è sempre il solito e grigissimo trantran (o tramtram?).

Un attimo, però. Io mi rispecchio nella descrizione del mio segno, cioè l'Acquario. Qui una digressione ci vuole. Dunque, io credo che i segni zodiacali siano studiati ad arte da una mente diabolicamente geniale che ha diviso le caratteristiche umane in dodici gruppi, e le ha divise in maniera tale che chiunque si possa rispecchiare almeno un pochino in ognuno di questi gruppi. Questa è la spiegazione razionale che la mia impostazione scientifico-tecnologica necessita per sopravvivere. Purtroppo il mio cervello pensa questo, e anche se a volte mi impongo la romantica accettazione dell'astrologia come materia verosimile e possibile, le mie sinapsi non riescono a sostenere il peso di questa visione trascendentale. Come diceva un filosofo dell'era moderna di cui non ricordo il nome (...Feyerabend? Esiste? Può darsi fosse lui?) viviamo in una società che rifiuta ogni forma di conoscenza che non sia la scienza. E questo è triste, in effetti, perché ci limita le nostre potenzialità in una maniera incredibile.

Dicevo, prima di questa riflessione psico-filosofica, che mi rispecchio, quantomento sommariamente, nella descrizione dell'Acquario. Mi riconosco abbastanza nei pregi e nei difetti. Però ogni oroscopo che leggo non ci azzecca mai! Anzi, a volte succede il contrario. E quando succede il contrario... beh, mi arrabbio! Mi sento un attimino preso in giro, e sentirsi presi in giro dalle stelle non è esattamente un divertimento. Comunque, l'oroscopo di oggi mi ha particolarmente colpito. Per cui lo riporto qui, perché magari un giorno ci riderò. Per adesso, riesco solo a produrre smorfie sbilenche, che solo a un visionario potrebbero apparire come sorrisi.


Ritmo intenso che rivela un bel fermento di idee e molta voglia di darsi da fare in campo esistenziale. Tutti sono ai tuoi piedi, anche quella persona che non ha mai osato rivolgerti la parola cadrà ben presto nella tua rete. Nuovi incontri? Con Gemelli, Leone e Bilancia possono nascere storie interessanti e con Sagittario e Capricorno ottime collaborazioni.
Il dimentica-giorni
mercoledì, aprile 29, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Dunque, la cosa sicura è che io non ho memoria. O meglio: ce l'ho, ma non mi funziona molto bene. Ricordo solo le cretinate più assurde, e ovviamente le cose tristi (ma quello è normale, quindi non è molto interessante). Per esempio, ricordo che in quinta elementare avevo usato il pennarello verde per depennare "pasta al pesto" dal menù della mensa. E ricordo che alle medie avevo trucidato un'intera gomma per tirarla addosso a Martina L, ma la prof di italiano mi scoprì e rovinò il piano diabolico che avevo architettato (parentesi: deve essere da quel momento che la maledizione della gomma mi colpì, e da allora fui condannato a disegnare cose senza senso sul quaderno, e a cancellarli subito dopo. Un vizio che è durato per tutti e cinque gli anni di liceo - mi chiamavano Cancellino, da tanto che usavo la gomma - e che mi porto ancora dietro. Finiamo 'sta parentesi, va'...). Poi ricordo che alle superiori la prof mostrò a tutta la classe un mio schemetto di storia, che secondo me era orribile, ma che evidentemente a lei piaceva. Vi garantisco che era una cosa inguardabile; da tanto che avevo premuto col pennarello c'era anche venuto un buco veramente antiestetico. Il primo ricordo che ho è di me seduto sul mobiletto del telefono a chiedere a mia madre lo yogurt all'albicocca. La leggenda vuole che la prima parola che ho pronunciato sia stata "Cocca" che sta appunto per "Yogurt all'albicocca", ma queste sono solo voci mai verificate. Da piccolo mangiavo un sacco. Ed ero anche bello paffuto, non come adesso, che se mi vedesse un egizio mi mummificherebbe.

Tutto questo patetico preambolo sarebbe dovuto servire per dire che ci sono ricordi che, sebbene siano cazzate incredibili, non vorrei eliminare. Oddio, dello schemetto di storia ne farei volentieri a meno. Però ci sono altre cose che invece mi piacerebbe dimenticare. Pensieri, eventi passati, giornate. Oggi, per esempio. Vorrei svegliarmi domani e non essere consapevole di quel che è accaduto oggi. Passare dallo ieri al domani. Solo per questa volta, sia chiaro. Conosco la storiella che ieri è passato, domani è un mistero, ma oggi è un dono, per questo si chiama presente. Sì, sì, lo so, evviva, non ci son più le mezze stagioni, mangiare frutta e verdura fa bene, il nuoto è lo sport più completo. Okay. Però no, sono un attimino nervosetto. Ci vorrebbe che qualcuno inventasse un oggetto per me. Il dimentica-giorni. L'ho pensato così: si indossa un casco (lo immaginerei rosso con disegnate delle saette gialle, ma se poi è di qualche altro colore va bene lo stesso), a cui sono collegati tutti dei cavetti blu (che anche se non sono blu è lo stesso, insomma...) che fanno capo a una macchinetta. Qui si imposta il giorno, poi si preme il tastone verde al centro (che anche se non è verde... oh, diamine, avete capito!). E ta-daaan! Giornata scomparsa. Oh, sì, farebbe al caso mio.

Vorrei essere
martedì, marzo 17, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Vorrei essere un poliziotto. Di quelli che vanno a giro in borghese, coi jeans belli e il giacchetto di pelle bello. Si riconosce subito un poliziotto in borghese: hanno i jeans belli, il giacchetto di pelle bello, gli occhiali da sole (belli) e la classica espressione io-sono-un-tipo-tosto. E' meraviglioso quando partono a correre, scattano verso il criminale impugnando la pistola, lo bloccano in una strada senza uscita (che è sempre la solita strada senza uscita, con i muri altissimi su tre lati e un bidone dell'immondizia) e, con la sicurezza di chi sa di essere superfighissimo, gli dicono: "Sei arrivato al capolinea, amico".

Vorrei essere un medico. Ma non un medico di famiglia, o un medico noioso della vita di tutti i giorni. Con tutto il rispetto per loro, ovviamente. Il medico che vorrei essere avrebbe tutta una sua filosofia, tutto un suo stile. Chessò: cinico all'estremo, dal sarcasmo facile, costretto a camminare con un bastone, assuefatto di antidolorifici... Ah, già è stato inventato?

Vorrei essere un calciatore. Una trentina di miliardi per stipendio, una trentina di vocaboli di lessico, una trentina di micrometri cubici di dimensioni cerebrali, una trentina di secondi come tempo di reazione. No, non sto generalizzando. E' scientificamente provato che la grandezza cranica di un calciatore è inversamente proporzionale al suo conto in banca. Ed è ormai assodato che l'incapacità di pensare sia uno dei pregi più utili che si possa avere.

Vorrei essere un fisico. Perché io non riesco proprio a concepirla questa ossessione di volersi spiegare i fenomeni naturali, a chiedersi il motivo di ogni cosa che accade. Beh, quando è utile, quando porta benessere, quando è giusto, allora sì. Ma di norma io preferisco il mistero, la suspense, l'ignoto. E restare stupito. Mi ricordo che quando la maestra di scienze mi spiegò come si forma l'arcobaleno io andai a casa tutto mogio. Per forza: mi aveva rovinato la poesia. Peggio che dirmi che Babbo Natale non esiste (cosa che, tra l'altro mi disse un'altra maestra. A pensarci bene... io avevo proprio delle maestre terroriste!).

Vorrei essere un regista. Che è la piena espressione del potere. Il suo compito è avere il controllo di tutto ciò che accade nel loro mondo. Un regista sa come muovere i burattini, sa come disporre i dettagli, sa come pronunciare i verbi. Muove una mano, schiocca le dita, apre le labbra e ordina il suo volere. Lui è il Dio, e gli altri non sono altro che un'inutile accozzaglia di organi.

In realtà... no, non vorrei essere niente di tutto questo. Ma scriverlo è stato - in qualche modo - divertente.
Goccia di pioggia sognante
mercoledì, marzo 04, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Marzo è iniziato, ed è iniziato in modo pessimo.
Per esempio, piove.
Piove. Anche adesso, piove.
Infatti alzo il volume della musica, per non sentire altro. Che poi il ticchettio frenetico sulla tastiera ricorda tanto la pioggia che arriva giù, per cui ci dovrei essere pressoché abituato.
Pensavo: è buffa, la goccia di pioggia, no? Sfreccia giù incazzata nera, convinta di distruggere tutto, urlando che nessuno la può fermare. E poi: tic. Desolante. Dovrebbe prendersi un po' meno sul serio, secondo me. Ho capito: si illude! Sì, si illude mentre scende, si illude di poter inondare, di affogare, di sommergere, di annegare, di affondare, di inabissare, di travolgere. Ma poi: tic, l'impatto. Ah ah ah. E' solo una goccia di pioggia sognante. Cosa può fare contro il suolo, quel suolo freddo e sconfinato e duro e razionale? Terra compatta, fatta di convenzioni e concretezze. Solida roccia, una fusione precisa di regole e stereotipi. E allora eccola: cozza in un urto violento contro la superficie, poi sembra smarrita, trova una via nel terreno, filtra attraverso i granelli, scivola giù. E poi muore. Muore, la goccia di pioggia sognante, portando ancora dentro sé i ricordi - ormai relitti evanescenti - delle proprie speranze.





Sei strano...
domenica, febbraio 22, 2009 | Author: Ale [Tredici]
Sono stato a vedere Il curioso caso di Benjamin Button.
Delle due ore e mezzo di film (eccessive, cacchio!) la scena che più mi ha colpito dura sì e no trenta secondi, e secondo me merita di andare al cinema solo per quei trenta secondi.

C'è la bimba che sveglia Benjamin nel cuore della notte. Lui a fat
ica si alza e insieme vanno sotto il tavolo, dove lei ha allestito una specie di casetta. Lì accendono una candela, e parlano. Poche battute.
E a un certo punto lei dice "Sei strano...".
Lo dice e mostra un sorriso sincero, come se davvero una persona potesse essere felice all'idea di qualcuno che è... strano.
L'ingenuità nei lineamenti, la purezza negli occhi, l'innocenza su
lle labbra sorridenti.
"Sei strano... Sei diverso da tutti gli altri che ho incontrato."
Dice. Poi la scena prosegue, ma non ricordo i dettagli esatti.

No, niente, è che mi ricordo questa scena, e volevo scriverla qui.




Venti
domenica, febbraio 15, 2009 | Author: Ale [Tredici]
E' tutta questione di e. Con l'accento acuto lascia l'odore della tempesta. Con quello grave diventa una parola pesante, un tonfo sordo che rimbomba. Vènti. Vénti. Che disperazione, e non è un gioco.

Mi sono semi-depresso. La giovinezza è l'unica cosa che merita di essere posseduta - dice Sir Henry Wotton - e io mi sto allontanando dalla mia.

E' quel due che dà fastidio. Quel due prima dello zero.
E' una cifra che apre i cancelli di nuove prospettive, che segna i confini di due mondi distinti. Ora c'è il nuovo da esplorare, quello degli Enti.
Qualcuno mi ha detto che passerà in fretta, qualcun'altro mi ha rassicurato che è il migliore. Ne ho concluso che dipende da come lo si vive.

Quindi, con un milione di buoni propositi nel cuore, e altrettanti cattivi propositi nei denti, sono pronto ad affrontare gli Enti. Che lo spettacolo cominci!




Mia sorella fa la doccia...
giovedì, febbraio 05, 2009 | Author: Ale [Tredici]
...e io devo assolutamente andare in bagno! E c'è lei che è chiusa dentro. E siccome devo dimenticarmi dell'impulso che freme, scrivo. Mi spiace.

Domani ho un esame, e mi sento preparato. Quindi andrà male. Funziona così, con me. E' come una formula chimica o un teorema matematico. Se la scienza non l'ha ancora dimostrato, è perché probabilmente ha cose più importanti di cui occuparsi, come inventare l'aceto spray (non sto scherzando, esiste!), studiare i tentacoli del polipo (pare che pensino da soli...), analizzare le proporzioni tra le dita delle mani e il cervello (questa è falsa. Credo).
Esame di logica. Se non avessi paura di gufarmela direi che è una materia piuttosto inutile. A che mi serve saper trascrivere in linguaggio matematico frasi di senso compiuto? Per adesso non ci vedo utilità, ma se passo l'esame garantisco che lo riterrò un insegnamento fondamentale.

Dopo mesi di sofferenza ho finito di leggere Breaking Dawn. (Piccola parentesi. Su Famiglia Cristiana, alla classifica delle vendite dei libri, è già qualche settimana che è scritto Down, con la O. Così l'Arrivo dell'Alba è diventato l'Arrivo del Basso. Uno si aspetta la Parietti e gli arriva Berlusconi. Mi domando come mai io abbia la tendenza a scrivere questi poemi dentro le parentesi). Bah, l'ho finito giusto per sapere se in fondo riusciva a diventare meno scontato. E invece no. Deludente, devo dire, tranne in alcuni punti semi-geniali. Il primo della saga era un signor libro, gli altri... sempre più banalotti.

Non vedo l'ora che arrivi Sanremo. Perché così poi finisce. Non se ne può già più! Ecco, io mi chiedo come mai ogni anno si ostinino a farlo. Non lo guarda più nessuno, e i pochi che lo guardano non lo dicono perché si vergognano... "Usciamo stasera?" "Eh no guarda c'ho il gatto malato..." Febbraio per i gatti è come la luna per i licantropi. Perché anche loro guardano Sanremo (intendo i gatti, non i licantropi. Forse anche i licantropi). La televisione ci spende soldi, quei soldi che forniamo noi col canone, sperando tutte le volte che inizino a dare una programmazione decente. E invece no: Sanremo e Affari tuoi. A proposito di tv, mi sto facendo una cultura culinaria a causa (= per colpa) della Prova del Cuoco, che i miei nonni tengono accesa tutti i giorni a pranzo. Mi sembrano sempre le stesse ricette, ma evidentemente io non ho occhio per queste cose.

E' uscita, è uscita mia sorella dal bagno!
Duemilaotto bye bye
mercoledì, dicembre 31, 2008 | Author: Ale [Tredici]
E' giunto il momento di scrivere l'interventino di fine anno, tanto per rispettare la tradizione. In questi casi mi sento molto "Presidente della Repubblica"... Vediamo di fare una cosa rapida e indolore: non voglio soffrire molto.
Molto brevemente, quindi, ringrazio il 2008 dei bei momenti che mi ha regalato (di cui stranamente ricordo poco), e lo ringrazio anche delle persone che mi ha dato per percorrerlo insieme, dalla mia famiglia agli amici. Bla bla bla, il solito discorso noioso. Per cui 2008, quella è la porta, puoi andare, prego.
...
...
...è andato? Meno male, non lo sopportavo più.

Ora vorrei fare un'analisi critica (più o meno) dei buoni propositi che mi ero fatto all'inizio del 2008. Li ho tenuti per un anno affissi alla bacheca di sughero che ho in camera, vediamo un po':
1. Fare tutto come se vedessi solo il Sole. Beh, qui ho fallito miseramente. Inconsciamente sapevo che avrei fallito già mentre lo scrivevo, questo proposito. Ma insomma lì per lì mi sentivo di metterlo. Troppo difficile, veramente troppo difficile.
2. Comprare vestiti un po' più colorati: nel mio armadio c'è solo grigio. Qui ho vinto!!! Sì, sì, sono stato ben attento a ogni cosa che compravo. Soprattutto per i capi estivi, ma anche per l'inverno adesso ho una gamma di colori tra cui scegliere un po' più ampia.
3. Scrivere qualcosa, almeno una volta a settimana. Sì, direi che ci siamo, qui.
4. Rielaborare gli appunti presi in classe. AHAHAHAHAHAHAH! Io tutti gli anni mi illudo di poterlo fare... Figuriamoci, se mi fosse venuta la voglia di ricopiare due pagine di Manfredini sarebbe stato tanto...
5. Leggere più libri. Ecco, diciamo che avrei potuto sforzarmi di più...
6. Ascoltare solo buona musica, e comprenderla. Adesso che la rileggo trovo davvero ridicola la postilla che ho inserito dopo la virgola. Comunque: Please don't stop the music! Unz unz unz unz! Anche qui direi che avrei potuto sforzarmi di più.
7. Prendere la patente. Dieci Maggio Duemilaotto: ohhhhh yeah!

Probabilmente per il 2009 non mi farò buoni propositi, visto quanto io riesca a mantenerli. Ecco, idea! Mi voglio fare i cattivi propositi! Pensandoci, visto che nessuno rispetta i buoni, per simmetria non dovrebbe rispettare nemmeno i cattivi! Nei prossimi giorni li butto giù (non ci crederete ma sono soddisfattissimo della mia pensata geniale!).

Concludo augurando a tutti un felice 2009. Si spera che sia meglio del 2008, soprattutto per chi il 2008 non se l'è goduto appieno. E, come mi dice il mio professore del liceo: mantenetevi sempre arguti!

Buon anno!

Com-pi-ti-ni
martedì, dicembre 16, 2008 | Author: Ale [Tredici]
Dico subito che non so se la divisione sillabica del titolo è corretta. Penso di sì, ma non ho voglia di cercare sul vocabolario. Vi aspettate troppo da me linguisticamente parlando! Direi di cambiare argomento, anche perché se comincio tutte le volte con queste disquisizioni lessico-grammaticali divento più noioso di un professore di latino.
Il titolo (già ampiamente dibattuto, mi pare) significa che questa è la settimana dei compitini. Domani Logica (a cui farò semplice presenza, visto che ho già bocciato il primo: ok, non sono un tipo logico, contenti?!) e Matematica Discreta. Giovedì Programmazione (che DEVO fare bene assolutamente) e venerdì Analisi. Mi darebbe mooooolta soddisfazione fare bene Analisi, ma lo vedo un po' un problema viste le lacune che ho nell'arte di inventare passaggi magici in una ricerca di limite.
Ora, le conclusioni che possiamo trarre è che venerdì pomeriggio sarò allo stato liquido, dopo così tanto studio. Ma c'è un'altra domanda a cui - sinceramente - non sappiamo dare risposta:
...
...
...
...se ho questi compitini, COME MAI sto qui a scrivere scemenze invece di studiare?
Nell'attesa di una spiegazione, faccio due o tre(mila) esercizi.
Vade retro Facebook
mercoledì, dicembre 10, 2008 | Author: Ale [Tredici]
Ehssì, avete letto bene: ho deciso di smettere.
Curioso come questa frase ricordi tanto quella di un tossicodipendente che decide di dare una svolta radicale alla sua vita. Sì, curioso, anche perché io mi riferisco a tutt'altro genere di droga.
La droga delle droghe, la fonte di ogni distrazione, il luogo dove la curiosità (e ficcanasaggine) umana raggiunge il suo apice.
FACEBOOK.
Hanno aperto una comunità di recupero vicino a casa mia, dicono che in una settimana riescono a farmi tornare normale. "Certo - hanno detto, notando subito la speranza nascermi negli occhi - il primo periodo sarà più difficile. Ti sembrerà che qualcuno ti abbia amputato un arto. Ma con un po' di impegno ce la farai". Queste parole mi hanno dato forza, una grande forza.
Ce la farò, ce la posso fare. Yes we can!
Certo, mi prendono gli attacchi di tristezza se penso che non giocherò mai più a Geo Challenge (dannata Islanda, è irriconoscibile!). Se penso che non mi iscriverò più a nessun gruppo... Oh, e come farò a rimanere ignorante sulle situazioni sentimentali dei miei amici? E poi... e poi i test, non saprò mai che tipo di automobilista sono, o qual è la mia droga preferita, o chi sarei stato nella mia vita successiva! E le pagine fan: non potrò mai più diventare fan di Topo Gigio, di Anacleto, della colla vinavil, di dormire. Oh, me tapino! Sono condannato a un'esistenza senza più friend request, senza lo strumento "persone che potresti conoscere", senza applicazioni! Che vita insulsa, che insulsa vita.
Ma poi mi dico: ce la posso fare. Lo farò per chi è più sfortunato. Lo farò per chi inserisce il nome utente e la password e poi non trova richieste di amicizia nella barra degli aggiornamenti. Lo farò per chi ha un cognome comune e gli amici non riescono ad aggiungerlo. Lo farò per chi ha 239 amici su facebook ma nessuno di loro lo saluta se lo incontra per strada.
Sì: queste persone mi danno la forza di farlo. Ce la farò. Sarò più forte di chi continua. Io posso farcela. Io posso farcela. Se lo dico altre cento volte forse mi convinco.