Il blog cambia indirizzo. Sarà sempre più o meno lo stesso, magari con qualche piccola modifica nei titoli e soprattutto alla URL, che diventa: http://alessandrobianchi.blogspot.com
Non so di preciso come sia possibile che possiate leggere questo post, dal momento che ho inserito un reindirizzamento automatico che vi porterà direttamente al nuovo dominio.
Chi pensava che con Bad Romance avessimo toccato le più alte vette della musica trash si sbaglia alla grande. Lady Gaga torna a regalarci profondi spunti di riflessione con un testo toccante (toccante quasi quanto la castità e la purezza del suo video) e con le sue immancabili eco dance. Dai, nove minuti di unz unz. Apprezziamo, apprezziamo...
Telephone
Cast: Lady Gaga, Beyoncé, Tyrese Gibson
Sceneggiatura: Lady Gaga e Jonas Akerlund
Regia: Jonas Akerlund
P.S. Mi fa trooooooppo ridere quando esce dal penitenziario con la parrucca bionda e il cappello!
Utilizzerò questi minuti che mi separano dal pranzo per raccontarvi un fatto singolare che mi è capitato ieri. Inutile che neghi di aver formulato la frase appena riportata unicamente con lo scopo di scrivere la parola "singolare". Una parola squisita, nevvero! Certo, se fossi un briciolo più furbo avrei potuto dire qualcosa come "Se Tomasi di Lampedusa sono due, al singolare è Tomaso di Lampedusa?"
Bene, una volta detta la cretinata introduttiva di rito, posso passare alla polpa (si fa per dire...) dell'intervento. Ieri pomeriggio mi trovavo al mio solito Polo (in tutti i sensi, visto che se non stai nei pressi di una stufa inizi a congelare). Ero nel laboratorino che mi scervellavo su come poter ascoltare subito il nuovo singolo dei Baustelle. Ero collegato su Linux e YouTube su Linux ha bisogno di un software che non è installato sulle macchine del Polo. Al di là delle questioni tecniche che avrei benissimo potuto tenere per me, il nocciolo della questione è che decido che mi sarei spostato un attimo nel laboratorio con Windows. Sono a metà strada, quando...
Voce - Scusa, posso chiederti un'informazione?
Appartiene a una donna. Non sono molto bravo a stimare le età delle persone, comunque lei avrà avuto sicuramente trent'anni, forse quaranta. Aveva una pronuncia nordica, pur essendo italiana. Lisca. Capelli rossi. Vestita alternativa, sciarpe tutte colorate e cappellino da negozio etnico.
Io - Sì, certo.
Donna - Tu studi informatica?
Io - Sì.
Donna - Ecco, io vorrei farmi un indirizzo di posta elettronica. Lo avevo su Yahoo ma ho paura che ci sia qualcuno che mi legga la posta illegalmente. E' possibile?
Io - Beh, non mi sembra la persona che custodisce segreti di stato o codici di sicurezza mondiale, comunque...
Beh, questo qui sopra non gliel'ho detto davvero. Però l'ho pensato! Nel senso: a chi vuoi che interessi la tua posta? Ma poi mi sono ricordato della regola base: niente è come sembra. Quindi mi sono limitato a dire:
Io - Beh, sì, è possibile.
Donna - Ecco, mi sapresti dare delle indicazioni precise su come farmi un indirizzo?
Sfacciata, la tipa. Mi piace! Salutando con la manina la prospettiva di ascoltare la canzone che cercavo, la conduco in un laboratorio.
Io - E' stata un po' sfortunata, ha beccato l'informatico più scarso di tutta la facoltà, ma questo dovrei saperlo fare...
Cinque minuti dopo che avevamo cominciato la creazione di un nuovo account con gmail, entra un professore nel laboratorio che deve tenere una lezione.
Donna - Possiamo andare da un'altra parte? Preferisco.
Dato che l'unico altro laboratorio disponibile era il mio, sono costretto a portarla lì. Nel frattempo, passiamo davanti a Hind ed Emilio, e io cerco di rendermi più invisibile possibile, perché non avrei saputo rispondere ad eventuali sguardi interrogativi (poi scoprirò che Hind non mi aveva notato, invece Emilio aveva chiesto "Chi è l'amica di Alessandro?").
Prima di entrare nel laboratorio, lei - che probabilmente stava avendo dei ripensamenti sulla scelta del ragazzo a cui chiedere aiuto - mi fa
Donna - Ma tu studi davvero informatica?
Io - Ehm... Sì
Donna - Dalla faccia mi sembravi più uno da... Non so, Beni Culturali.
Ecco. Ora, secondo Giulia questo è stato un complimento. Secondo papà invece ha voluto dire che ho la faccia di uno che non fa un cazzo a giornate. Lì per lì non ci ho ragionato molto, e ho risposto che in effetti quando ho scelto il corso di laurea avevo tra le opzioni anche qualcosa di più umanistico. Poi sono inspiegabilmente finito a informatica.
Donna - E a che anno sei? Quanto ti manca per finire? Ti riesce? Ma ti piace?
Intanto che la conversazione proseguiva, io avevo riavviato la procedura di creazione account. Avevo inserito tutti i dati. L'errore che faceva lei era quello di non inserire correttamente la password. Tra l'altro, non mi ricordavo che ci volessero per forza dei numeri nella password. Comunque, Google alla fine di tutto il procedimento chiede un numero di cellulare per la conferma dell'account.
Donna - Il numero di cellulare? Nooo ma io non sono d'accordo, mi spiace... E poi guarda che cosa c'è scritto qui: "Google assicura che non venderemo il tuo numero a terzi". Non ven-de-re-mo! Io la trovo piuttosto grave questa cosa...
Io dico che capisco la sua diffidenza ma che penso che lo scrivano per formalità e per la sicurezza dei clienti. Comunque non c'è niente da fare: 'sta tipa non vuole dare il numero. Tuttavia, adesso che ha imparato la procedura, può riprovare da sé. Dopo un'ultima parentesi su un finlandese che diversi anni fa l'ha scioccata mostrandole un codice di linguaggio di programmazione (mi chiedo come si sentirebbe se vedesse l'algoritmo del qsort), mi augura di terminare gli studi (...) e mi saluta. E io posso dedicarmi agli spietatissimi Baustelle.
Credo sia giunto il momento di riprendere questo blog tra le dita. Gli ultimi interventi non sono stati molto sostanziosi. Una o due foto. Una canzone, qualche riga. Decisamente insufficiente. Insufficiente per me, intendo. Oh, sì, è una critica puramente autoriferita, la mia. Difatti, come posso alimentare il mio ego e gonfiarlo fino a fargli assumere dimensioni spropositate se non mi bulleggio un po' sul blog personale?
(Parentesi numero uno. "Bulleggiare" è un verbo entrato nel mio vocabolario solo recentemente - e detto tra noi la mia speranza è che ci esca nel giro di poco tempo. Se fosse questa l'ultima volta che lo uso sarei felice. Okay, no, non sarei felice, però leggermente più sollevato sì. Diciamo più sollevato del 5%. Toh, buttalo via, il 5%. Cosa cazzo sto scrivendo? Parentesi, chiuditi!)
(Ehi, obbedienti queste parentesi! Non le ricordavo così docili. Questa era la parentesi numero due)
(Ci ho preso gusto. Squadra che vince non si cambia. Ma che c'entra? Nulla. Era per dire che ora m'è presa la fissa di numerare le parentesi. Questa che si sta per chiudere è la terza)
Abbiamo finito di scrivere stronzate dentro le parentesi?! Come se non avesse valore quel che viene scritto all'interno di una parentesi. MAGARI! Tutte le date di storia che il prof voleva sapere nei compiti... Che poi basta scriverle su un bigliettino e il gioco è fatto. Non che io usassi i bigliettini eh, noooooooo! Lo dicevo così.
Ma torniamo a noi - o meglio: a me, non dimentichiamoci che questo blog è quasi completamente alecentrico. Dunque, stavo facendo finta di scusarmi per la mia prolungata assenza. In realtà è tutto un trucco per parlare di me, e siccome sono abbastanza presuntuoso da credere che la cosa possa interessare a qualcuno, penso che lo farò. Parlerò di me.
(Parentesi numero quattro: uoooooooooo che novità, parli di te! ... ... ... Ora, diciamoci la verità, qui non serviva una parentesi. E' l'estetica che lo chiedeva. Ci stava bene, dai. Ora però può anche finire, grazie)
Prima di essere interrotto (sta cominciando a essere irritante 'sta storia delle parentesi, comunque) stavo scrivendo qualcosa di me. E' mia intenzione raccontarvi in poche righe ciò che mi è accaduto durante questa assenza. O, più che altro, ciò che mi ricordo. Come sapete ho una memoria piuttosto scarsa. Un informatico direbbe che la mia cache ha pochi e malfunzionanti registri associativi ma, poiché non sono un informatico, io non lo dirò. Ad ogni modo, se non vi interessa un'emerita sembola delle cose mie, siete liberi di chiudere il blog e io giuro che non me la prenderò. Ma vi avviso che potreste rischiare di perdervi un'altra delle mie esilaranti parentesi. Uao, capite che rimpianti?
Penso che il primo argomento spetti al teatro. Con mio gran disappunto, mi piace. Ho una piccolissima parte in una commedia che verrà messa in scena ad Aprile, e nonostante il mio ruolo non sia molto importante sono state comunque necessarie molte molte prove.
Inoltre ho seguito un corso di teatro sociale che si basava sulla tecnica del playback theatre. Non è molto praticato in Italia, comunque io consiglio di provare a tutti quelli che ne avranno l'occasione. All'inizio ti senti veramente ridicolo e a disagio. Ti fanno fare cose assurde (tipo fare finta di essere alberi volanti, per citarne una). Poi, però, qualcosa in cambio ti arriva. E cioè la consapevolezza che siamo tutti ridicoli, e quindi tanto vale essere chi si è. Potrei scrivere del playback theatre per tutto il post, ma lo farò un altro giorno: the show must go on (non c'incastra niente, m'è venuto così...).
Con la musica non sono andato molto avanti. Ho riscoperto il Sussidiario illustrato della giovinezza dei Baustelle, ed è la mia nuova droga. Tra parentesi, domani esce il nuovo singolo dei Baustelle. Se sarà una delusione mi impicco al Dipartimento di Matematica.
(Parentesi numero cinque. E' necessario specificare perché proprio al Dipartimento di Matematica. Semplicissimo: l'edificio si affaccia su una strada lunghissima. Quindi il mio corpo inerte e strafigo - poiché ovviamente mi suiciderò in camicia - sarà visibile a tutta la via. Con un binocolo, magari)
Altra musica? Bennato, Subsonica, qualcosa di Carmen Consoli e dei Muse, Perigeo (questi non li conoscete eh... perlina di Ale!), e da pochi giorni gli Who, che stanno facendo da colonna sonora a questo post (leggasi: scarico tutta la colpa a loro).
Casa mia ormai è a posto. Più o meno, ecco. Okay, io dormo sempre su dai nonni, ma il mio nuovo letto dovrebbe arrivare a giorni. Me lo ripetono sempre, che "il mio nuovo letto dovrebbe arrivare a giorni". Sono circa tre settimane che questi "giorni" non "arrivano", però.
Ambito accademico: una nuova sensazionale scoperta. Non so programmare. Yuppi! In realtà la cosa più simpatica è che ho iniziato ad andare in facoltà con le lenti a contatto, con conseguente mal di testa causato dalla scarsa abitudine di portarle per tante ore di fila.
Domenica scorsa sono stato a vedere Alice in Wonderland. Non vi nascondo che mi fa una rabbia immensa sapere che quello che è uno dei miei libri preferiti adesso sarà sulla bocca di tutta l'imbecillità facebookiana, solo perché Tim Burton l'ha voluto rappresentare (a mio avviso distorcendo "un attimino" l'impronta Carrolliana, ma riuscendo comunque a creare una pellicola pazza, visionaria e per nulla deludente).
Direi che a questo punto posso omettere tutti i particolari poco piacevoli di questo mese. Questo per evitare di rendere il post chilometrico, dato che vedo che già così mi sembra piuttosto lungo. Inoltre, ho scritto questo papiello con l'egoistica intenzione di mettermi allegria. Non vorrei rovinare tutto parlando di cose sconvenienti!
Vi volevo lasciare con una frase epica. Un finale magnetico, non so. Mi butto sul drammatico:
I'm back, blog.
Che ne dite? Sufficientemente ridicolo? Massì, massì.
giovedì, febbraio 18, 2010
| Author:
Ale [Tredici]
La gente non ha voglia di pensare cose negative
La gente vuol godersi in pace le vacanze estive
Ci siamo rotti il pacco di sentire che va tutto male
Della valanga di brutte notizie al telegiornale
C’è – l’Italia paese di Santi
Pochi idraulici e troppe badanti
C’è – l’Italia paese della Libertè
Egalitè e del Gioca Giuè!
C’è – l’Italia s’è desta ma
Dipende dai punti di vista
C’è la crisi mondiale che avanza
E i terremoti ancora in vacanza
Ma meno male che c’è Carla Bruni
Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c’è
Io rido… io rido…
Ambarabaciccicoccò soldi e coca sul comò!
C’è l’Italia dei video ricatti
C’è la nonna coi seni rifatti
E vissero tutti felici e contenti
Ma disinformati sui fatti
Osama è ancora latitante
L’ho visto ieri al ristorante!
Lo so che voi non mi credete
Se sbaglio mi corigete
Ma meno male che c’è Carla Bruni
Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c’è
Io rido… io rido…
La verità è come il vetro
Che è trasparente se non è appannato
Per nascondere quello che c’è dietro
Basta aprire bocca e dargli fiato!
…Carla Bruni… Carla Bruni…
Ma meno male che c’è Carla Bruni
Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì
Che bella Carla Bruni
Se si parla di te il problema non c’è
Io me la prendo con qualcuno
Tu te la prendi con qualcuno
Lui se la prendi con qualcuno
E sbatte la testa contro il muro
Io me la prendo con qualcuno
Tu te la prendi con qualcuno
Lui se la prendi con qualcuno
Noi ce la prendiamo…
P.S. Questo è il centesimo post di questo blog. Auguri blogghino!!!
domenica, febbraio 14, 2010
| Author:
Ale [Tredici]
Paranormal Activity è un film girato con undicimila dollari e ne ha già incassati più di 100 milioni. Paranormal Activity è un horror che, secondo il tagline, "non ci farà più dormire". Paranormal Activity è "il film che ha terrorizzato l'America".
Ma, sopratutto, Paranormal Activity è una grandissima buffonata.
Non ho problemi ad ammettere che i film di paura... mi fanno paura. Infatti li guardo raramente, perché so benissimo che poi avrò problemi a girare per casa di notte. Non è colpa mia se gli assassini si nascondono tra le ombre e sono pronti ad aggredirti quando meno te lo aspetti, ecco.
Tuttavia, faccio una fatica enorme a comprendere come Paranormal Activity possa aver turbato così tante persone. Addirittura "l'America"! Ho letto che qualcuno ha avuto crisi di panico al cinema. E lo stesso Spielberg ha manifestato dolori d'ansia.
Boh.
Penso che l'opera pubblicitaria mastodontica che il film ha avuto sia stata rilevante nel determinare il suo successo. Io stesso lo sono voluto andare a vedere perché avevo letto e sentito ovunque che era il film più spaventoso di sempre. Queste cose mi incuriosiscono. E infatti stavo seduto sulla poltroncina del cinema tutto in tensione, a lamentarmi della poco originale abitudine dei protagonisti degli horror di non accendere mai le luci (sarebbe la prima cosa da fare, Dio santo! C'hai un demone per casa e lo vai a cercare al buio?! Ma sei idiota!). E intanto che guardavo il film, mi aspettavo che prima o poi sarebbe arrivato il momento stra-super-iper-mega-pauroso. Che però non è arrivato.
E non credo che questa mancanza sia dovuta alla censura italiana fatta alla pellicola, la quale "altrimenti sarebbe risultata troppo terrificante". Anzi, sinceramente non credo proprio che esista, una versione integrale del film.
Carina l'idea di base, del demone che perseguita una ragazza; carina anche l'idea (nonostante già vista) di usare delle riprese in stile amatoriale, per rendere più verosimile la storia con l'effetto documentario.
Assolutamente pessimo il finale. Troppo facile non dare spiegazioni. Per un'ora e mezzo mi vengono dati indizi di ogni tipo, e mi aspetto che alla fine il puzzle si ricomponga. Invece rimane scomposto, e s'insinua sempre più intensamente l'idea che questa sbrigatività nel non rispondere sia dovuta all'effettiva mancanza di risposte. E ciò è terribilmente sleale.
Il successo che il film ha avuto: questo sì che è Paranormal, altro che l'Activity.
giovedì, febbraio 11, 2010
| Author:
Ale [Tredici]
Diciamo che è da Martedì della scorsa settimana che spendo gran parte del tempo che passo con i parenti in una sola maniera: dare la mia opinione sul "caso Morgan". Ho raggiunto il record Domenica, con un'ora e mezzo ininterrotta su discorsi di droga, Italia, ipocrisie e moralismi. Si sa: è il giorno del Signore, e tutti siamo propensi a fare le nostre omelie. Ma - cielo santissimo - un'ora e mezzo è veramente troppo tempo. E infatti adesso non ne voglio più sapere. Devo tenermi in forze per la prossima discussione.
Il preambolo che avete appena letto serve per dire che tutta questa vicenda non ha fatto altro che aumentare il mio odio nei confronti di: 1) televisione in generale, 2) RAI.
Ma ho appena letto un altro articolo che mi ha veramente sconvolto.
Ebbene, la Melevisione chiude.
Sì, il noto programma per bambini di Rai3, fonte inesauribile di spunti e battute varie, sparirà dal palinsesto insieme a Trebisonda, GT Ragazzi, Videogiornale del Fantabosco (che a quanto c'è scritto su internet sono altri programmi per ragazzi).
Inizialmente ne ero dispiaciuto. Avevo guardato le prime stagioni della melevisione e ci sono in qualche modo affezionato. Diversi anni fa avevo persino creato un mio giornale (fatto con un foglio protocollo e gli articoli ritagliati dai giornali veri... 'na cazzata, insomma) che avevo chiamato, molto originalmente, "il Fantabosco".
Andando avanti a leggere, ho scoperto che la ragione della chiusura della ghenga di Tonio Cartonio è la necessità, in tempo di crisi, di ottimizzare i costi e risparmiare un po'.
Bene.
Invece di partire a risparmiare sui programmi che, oltre a essere destinati ai più piccoli e deboli, rappresentano quella esigua striscia di televisione sana, vi suggerisco io altre cose su cui è possibile ottimizzare:
Festival di Sanremo. Io sarei proprio per abbatterlo, vista la sua recente conversione da "competizione canora" a "reality show". Comunque, se proprio lo si vuole tenere, sono sicuro che qualche sforbiciata ci si può dare.
Paris Hilton. Il suo invito a Miss Italia non mi pareva un'urgenza così impellente, e soprattutto ho l'impressione che i 500 mila euro che le sono stati dati non corrispondano proporzionalmente alla consistenza del suo personaggio. Voglio dire: ma chi è?
Porta a Porta. Ah, no, già. Quella non si tocca. Chiamiamola volontà divina.
Isola dei Famosi. Con la metà del guardaroba della Ventura si riuscirebbe a finanziare una missione su Marte.
Partite dell'Italia. Beh, se perlomeno vincesse!
Domenica In. Più che in budget, io taglierei tutta la superficialità e tutto il qualunquismo con cui affrontano i temi importanti. Sarebbe un'ottimizzazione eccellente.
Mi fermo qua, ma sono sicurissimo che esiste una quantità enorme di altri esempi. Tonio Cartonio for President!
domenica, febbraio 07, 2010
| Author:
Ale [Tredici]
Il termine psicosi fu introdotto nel 1845 da Ernst von Feuchtersleben con il significato di "malattia mentale o follia". È un grave disturbo psichiatrico, espressione di una grave alterazione dell'equilibrio psichico dell'individuo, con compromissione dell'esame di realtà e dunque con la negazione[1] come meccanismo di difesa, inquadrabile da diversi punti di vista a seconda della lettura psichiatrica di partenza e quindi del modello di riferimento.
Questo messaggio lo dedichiamo ai folli. A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Potete citarli. Essere in disaccordo con loro.
Potete glorificarli o denigrarli, ma l'unica cosa che non potete fare è ignorarli.
Perché riescono a cambiare le cose.
E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio.
Perché solo coloro che sono abbastastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.
[Mohandas Karmchand Gandhi]
Xenofobia (dal greco ξενοφοβία, xenophobia, ossia "paura del diverso"; composto da ξένος, xenos, "estraneo, insolito" e φόβος, phobos, "paura"), ossia la paura di ciò che è distinto per natura, razza o specie. A volte questo atteggiamento non si ferma alla semplice paura ma sfocia in una vera e propria intolleranza e discriminazione nei confronti dell'oggetto della propria paura.
Il termine è tipicamente usato per descrivere la paura o l'avversione per ciò che è estraneo; il razzismo viene oggi erroneamente considerato da molti come una forma di xenofobia, come anche i pregiudizi e l'omofobia. La xenofobia, a sua volta, viene oggi erroneamente considerata razzismo. Il timore per il diverso, diverso di religione, razza o nazionalità, non significa necessariamente razzismo. Avere timore o paura non significa considerare inferiore. La derivazione greca della parola ne è la corretta interpretazione, oggi dilatata dai media soprattutto nei casi di faziosità politica.
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